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Visualizzazione dei post da 2008

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO (Approvata il 20 novembre 1959 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e revisionata nel 1989)

Principio primo : il fanciullo deve godere di tutti i diritti enunciati nella presente Dichiarazione. Questi diritti debbono essere riconosciuti a tutti i fanciulli senza eccezione alcuna, e senza distinzione e discriminazione fondata sulla razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, le opinioni politiche o di altro genere, l’origine nazionale o sociale, le condizioni economiche, la nascita, o ogni altra condizione, che si riferisca al fanciullo stesso o alla sua famiglia. Principio secondo : il fanciullo deve beneficiare di una speciale protezione e godere di possibilità e facilitazioni, in base alla legge e ad altri provvedimenti, in modo da essere in grado di crescere in modo sano e normale sul piano fisico, intellettuale, morale, spirituale e sociale, in condizioni di libertà e di dignità. Nell’adozione delle leggi rivolte a tal fine, la considerazione determinante deve essere il superiore interesse del fanciullo. Principio terzo : il fanciullo ha diritto, sin dalla nascit

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LA COMUNICAZIONE DIDATTICA

Comunicazione è il termine che indica lo scambio di messaggi che va dagli organismi unicellulari agli animali, alle macchine e all'uomo, le cui forme comunicative sono studiate a seconda della forma, della funzione e della destinazione, dalla psicologia, dalla linguistica, dalla sociologia, dalla teoria dell'informazione e dalla cibernetica. Galimberti, Dizionario di psicologia. La comunicazione designa il carattere specifico dei rapporti umani, in quanto sono, o possono essere, rapporti di partecipazione reciproca o di comprensione. Dunque il termine risulta sinonimo di "coesistenza" o di "vita con gli altri" e indica l'insieme dei modi specifici secondo cui la vita umana può atteggiarsi . Abbagnano, Dizionario di filosofia.

DEWEY: COME PENSIAMO (1910)

L’opera si interroga su «cosa è il pensiero» e risponde che è relativo alle cose non direttamente percepite, è «riflessivo», è legato alla «credenza» e si caratterizza come indagine, come passaggio dal problema alla soluzione, attraverso un percorso di ipotesi, rigorizzazione e verifica, che implica la guida della logica. Così pensare è oltrepassare l’osservato e pensare il significato, dando capo ad una procedura, appunto, riflessiva. Ma la riflessione nasce dall’incertezza, postula uno scopo, si modella sull’indagine. A tale modello di pensiero riflesso deve coordinarsi l’educazione, poiché favorisce l’uso consapevole, inventivo, progettuale del pensiero e dà valore all’esperienza, la orienta, le impone un fine. Così bisogna educare il pensiero, in modo da opporlo alle superstizioni, agli idola, al dogmatismo e a favorire il suo uso corretto. Ciò deve avvenire attingendo alle risorse native del soggetto (curiosità, suggestione, ordine), ma dando al pensiero stesso metodo e condizioni

L'IMPATTO SULLA TEOLOGIA

Sotto il profilo teologico, il caso è riassumibile nei termini della condanna del S. Uffizio del 22 giugno 1633; secondo questa condanna, Galileo si sarebbe reso «veementemente sospetto di eresia, cioè d’haver tenuto e creduto che il Sole sia centro del mondo et imobile e che la terra non sia centro e che si muova». Questa condanna riassume i complessi rapporti che il ‘600 vede esplodere tra sistema tolemaico, fisica aristotelica e concezione cristiana da una parte e visione copernicana dall’altra. In questa polemica un posto particolare spetta a Galileo ed alle sue vicende. Il suo cammino iniziato da Galileo nel 1604 quando Galileo nota l’apparizione di una stella nova la cui luminosità variava nel tempo; a partire dal 1609, dal perfezionamento del cannocchiale, Galileo si imporrà, in poco tempo, come uno dei critici più ferrati della fisica aristotelica e di tutta la problematica che vi era connessa. Nel 1610 pubblica il Sidereus Nuncius , nel 1612 il Discorso intorno alle cose che

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JOHN NASH GENIO E FOLLIA

di Piergiorgio Odifreddi Ottant'anni vissuti tra schizofrenia e invenzioni fondamentali per il genere umano. Qui il grande matematico dialoga con Piergiorgio Odifreddi. Sulla sua vita, le teorie, la malattia, gli scacchi, il Nobel. Colloquio con John Nash John Nash Un libro, di Sylvia Nasar e un film, diretto da Ron Howard, entrambi intitolati 'A Beautiful Mind' e di grande successo, hanno raccontato la storia di John Nash, il genio che ha legato il suo nome a una serie di risultati ottenuti nel giro di una decina d'anni e pubblicati in una decina di articoli, un paio dei quali gli sono valsi il premio Nobel per l'economia nel 1994. È una tragica ironia del destino che un uomo (oggi 80enne, è nato nel 1928 a Bluefield in Virginia) che ha vissuto 25 anni da squilibrato, soffrendo di schizofrenia paranoide e credendosi l'imperatore dell'Antartide e il Messia, sia passato alla storia per aver introdotto la nozione di 'equilibrio' che porta il suo nome,

FREIRE E LA PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI

L’obiettivo dell’educazione è «emancipare gli uomini»: ciò significa dare loro il diritto e il potere della parola e formarli nella liberazione e per la libertà. Questo deve avvenire soprattutto per gli «oppressi», che vanno risvegliati, col metodo «Freire», alla «coscientizzazione», alla presa di coscienza e alla presa di parola, collettivamente gestita. Infatti il metodo Freire è un metodo di socializzazione, di dialogo, di risveglio delle classi più povere, in modo da farle entrare operativamente, costruttivamente nella cultura: nell’uso della cultura e nella sua produzione. In questi soggetti umili e deboli e nelle società che essi abitano bisogna cancellare la «paura della libertà» e dar vita a soggetti radicali, che sono impegnati nella «liberazione degli uomini» e che vogliono trasformare la realtà sociale dell’ oppressione, che stanno vicino al popolo, tramite un «dialogo con lui», «si impegnano» con gli oppressi per «lottare con loro». In tale percorso pedagogico si contrappon

LEGGE DI FECHNER

La psicologia si sviluppò in Germania, sotto la spinta della ricerca fisiologica, con le ricerche di psicofisica. Il programma di questa nuova disciplina fu formulato da Gustav T. Fechner (1801-1887) il cui obiettivo principale era dimostrare l’identità tra mente e corpo, tra spirito e materia. Verso il 1860 Fechner formulò la nota legge per cui la sensazione aumenta in funzione del logaritmo dell’intensità dello stimolo e avviò un ampio programma di ricerca sui processi sensoriali. La rilevanza dell’opera di Fechner per la futura psicologia consiste soprattutto nell’aver mostrato che la sensazione, in quanto fenomeno puramente psicologico, fino a quel momento erroneamente inteso come successione di stati di coscienza che potevano essere conosciuti solo tramite l’introspezione, era in realtà qualcosa di oggettivo e materiale, suscettibile di essere misurato. La psicologia, quindi, poteva divenire una scienza non solo sperimentale, nel senso che era in grado di riprodurre e studiare le

KIERKEGAARD E LE SUE MASCHERE

Kierkegaard pubblicò quasi tutte le sue opere più importanti mascherando il proprio nome dietro uno pseudonimo. Eccone alcuni esempi: Victor Eremita (Aut-Aut), Johannes de Silentio (Timore e tremore), Johannes Haufniensis (Il concetto dell’angoscia), Hilarius il Rilegatore (stadi sul cammino della vita), Anti-Climacus (La malattia mortale). Firmò invece con il suo nome tanti discorsi edificanti, dedicati alla meditazione religiosa. Egli, infatti, oscillò per tutta la vita tra la vocazione pastorale e quella letterario-filosofica. Gli pseudonimi, al di là dell’artificio letterario, hanno una precisa funzione filosofica: essi rappresentano il tentativo di parlare “dall’interno” delle varie possibilità esistenziali, cioè identificandosi completamente con esse. Kierkegaard era infatti critico nei confronti del pensiero astratto caro all’idealismo e fautore di un pensiero “concreto”, cioè un pensiero «nel quale c’è un soggetto pensante». Al “pensatore oggettivo” di stampo hegeliano egli con

SARTRE: LIBERTA' ASSOLUTA E RESPONSABILITA' ASSOLUTA

Nella filosofia contemporanea, la relazione della responsabilità con la libertà è al centro dell’analisi esistenziale condotta da Jean-Paul Sartre (1905-80) ne L’essere e il nulla (1943). Il punto di partenza è rappresentato da una peculiare confutazione del determinismo da un lato e della tradizionale dottrina del libero arbitrio dall’altro, non in grado, secondo il filosofo francese, di spiegare l’agire umano. Per il determinismo – osserva Sartre – ogni atto è determinato da uno stato di fatto che precede il fatto stesso, sia esso di natura economica (la struttura che determinerebbe, secondo il marxismo , la sovrastruttura) o psichica, come vuole la psicoanalisi di Freud . Tuttavia, ciò è assurdo, perché l’azione rappresenta, secondo Sartre, una «proiezione del per sé [della coscienza umana] verso ciò che non è, e ciò che è non può in nessun modo determinare ciò che non è». Agire significa inoltre per il per sé superare una situazione in cui si trova presentemente in vista di un fi

RAPPORTO TRA UOMO SUPERIORE E OLTREUOMO

Ma se si guarda più a fondo, lo stesso oltreuomo , nel suo rapporto di continua creazione di simboli con i quali non si identifica mai totalmente, dai quali prende incessantemente congedo, finisce per riprodurre in sé qualcosa di analogo all’essenza ironica dell’uomo superiore. Anche l’ oltreuomo è continuamente gravido di futuro, in quanto capace di creare sempre nuovi modi di organizzazione dei propri rapporti con la natura e gli altri uomini. Sicché l’essenza ironico-profetica che viene riconosciuta all’uomo superiore della tradizione, il suo intimo squilibrio, nella misura in cui questo sia – come accade nell’ oltreuomo – riconducibile all’esser gravido di futuro, e sia completamente purificato dalle dipendenze e alle servitù legate alla società della ratio, diventa carattere costitutivo dello stesso oltreuomo. L’uomo superiore della tradizione, che è proprio quello, dal punto di vista dei valori di questa tradizione, mal riuscito e squilibrato, viene recuperato unicamente perché

VICO

Il problema della politica si pose a Vico sin dai suoi primi scritti ed era connesso con il suo insegnamento universitario di retorica: quando nel 1709 Vico dava alla stampa il De nostri temporis studiorum ratione aveva ormai concluso il primo «momento» della sua profonda meditazione, aveva cioè cercato di rendersi conto di quel che significassero il suo studio, la sua cultura, che sembravano definitivamente orientati verso l’insegnamento della retorica, una disciplina che lo richiamava alla grande tradizione umanistica, ai temi più vivi del pensiero umanistico-rinascimentale e che nello stesso tempo si presentava come l’ultima roccaforte di quella stessa tradizione di contro alla cultura filosofica europea dei Cartesio e dei Locke, che aveva ormai fatto valere il primato delle idee chiare e distinte, delle scienze esatte, come unico criterio di verità. […] La «ragione di Stato» è per Vico il vero principio animatore ed unificatore del diritto positivo, che presiede alla sua articola

L'ANTROPOLOGIA IN GRAN BRETAGNA

Malinowski In Gran Bretagna e successivamente negli Stati Uniti, ove ebbe ad insegnare, Bronislaw Malinowski (1884-1942) espose i risultati degli studi compiuti sugli abitanti delle isole Trobiand, ad est della Nuova Guinea, e le sue conclusioni metodologiche in una serie di scritti, di cui i più significativi sono: Gli argonauti del pacifico occidentale , 1922; Diritto e costume nella società primitiva , 1926; Sesso e repressione sessuale nella vita dei selvaggi , 1927; La vita sessuale dei selvaggi della Melanesia nord-occidentale , 1929; I fondamenti delle fedi e delle morali , 1936; La teoria scientifica della cultura , 1944 (postumo); Le dinamiche del mutamento culturale , 1945 (postumo); Sesso, cultura e mito, 1962 (postumo). Malinowski propone una prospettiva «funzionalistica» dei fatti antropologici, secondo la quale si spiegano in base alla «funzione» che svolgono nell’ambito della cultura e quindi al rapporto di integrazione nel sistema. «La cultura comprende gli artefatt

TELEPATIA

Alcuni ricercatori dell'università di Manchester hanno creato un mondo virtuale al computer allo scopo di testare l'esistenza di capacità telepatiche. Il sistema, che immerge un individuo in un videogioco che riproduce normali ambienti umani, è stato messo a punto come parte di un progetto comune della University's School Computer Science e la School of Psychological Sciences. Un centinaio di volontari prenderà parte al test che si propone di verificare se esiste una comunicazione telepatica tra due individui e quanto su questa influisca il tipo di rapporto che intercorre tra loro. La prova verrà condotta su due soggetti che possono essere amici, colleghi o familiari. Verranno situati in stanze separate, a piani differenti di uno stesso edificio, per evitare qualunque possibilità di comunicazione. I partecipanti avranno accesso all'ambiente virtuale indossando un casco dotato di display tridimensionale e un guanto elettronico che useranno per navigare nel mondo generato

SCUOLA DI FRANCOFORTE

Il tema dell’utopia caratterizza anche i pensatori appartenenti alla Scuola di Francoforte. Qui, nel 1931, proseguendo ricerche iniziate già dal 1923 ad opera dell’«Istituto per le ricerche sociali», Max Horkheimer (1895-1972) riunì intorno a sé un gruppo di giovani studiosi, che, avvalendosi della « Rivista per la ricerca sociale», vennero progressivamente elaborando una comune teoria critica della società . Con questo nome si intende designare un complesso e di discipline, dalla filosofia alla sociologia alla psicologia, miranti a «promuovere la teoria della società nel suo complesso» mediante «una comprensione immanente», ovvero uno studio che comprenda la realtà attuale della società industriale avanzata nei suoi meccanismi interni, e ne promuova così una trasformazione. Con l’avvento del nazismo l’Istituto venne chiuso, ma la collaborazione dei diversi componenti (tra cui ricordiamo oltre a Horkheimer, Theodor W. Adorno , Herbert Marcuse, Erich Fromm, Walter Benjamin, Friedrich

MALATTIA DI NIETZSCHE

Per parecchi tempo, la malattia di Nietzsche ha rappresentato un «argomento» di cui si è servita certa critica per screditare la sua filosofia. L’alternativa consisteva solamente nell’interpretare il suo pensiero come «risultato» della sua malattia o, più originalmente, la sua malattia come «risultato» del suo pensiero. In ogni caso, la malattia veniva considerata come qualcosa di esclusivamente negativo e da mettere in correlazione necessaria con il suo sistema filosofico. Oggigiorno la situazione è radicalmente cambiata. Infatti, non solo ci si rifiuta di considerare la filosofia di Nietzsche sulla base della sua malattia o viceversa (come se si trattasse di un deterministico rapporto di causa-effetto) ma, in taluni settori della critica, si tende piuttosto a valorizzare la malattia, scorgendo in essa una condizione positiva del suo filosofare. In altri termini, secondo questo punto di vista, sarebbe anche in virtù della sofferenza e della solitudine che Nietzsche, lasciandosi alle s

LA PSICOLOGIA SOCIO-CULTURALE

Un gruppo sempre più consistente di studiosi (Jahoda G. 1988; Cole M. 1995; Bruner J. 1996; Mantovani G. 1996a, 1996b, 1996c), senz’altro molto più vicino teoricamente al socio-costruttivismo che non alla Social Cognition , individua un legame inscindibile tra sistemi culturali e funzionamento psicologico, per cui si ritiene che mente e cultura si costruiscano reciprocamente. In questo modo è rivendicato un ruolo della cultura nel processo di conoscenza. È evidente il riferimento teorico alla scuola storico culturale di Vygotskji. Adottare la prospettiva culturale significa pensare al sociale non solo come all’intreccio di interazioni tra individui, ma anche come all’ordine simbolico – la cultura – che tiene insieme gli individui in un cero modo, che fa sì che essi abbiano obiettivi, risorse, modi di concepire il mondo e gli altri comprensibili e condivisi (Mantovani G. 1996b, pag.20). In contrapposizione alle idee costitutive della prospettiva cognitivista è ribadito come sia la cult

IL FURTO DELLA STORIA

I greci furono definiti un popolo diverso da tutti gli altri innanzitutto da loro stessi e in seguito dagli europei. Ma in cosa consisterebbe, per classicisti come Finley, la forza propulsiva sottesa alla differenziazione della Grecia dal resto del vicino Oriente, con il quale essa intratteneva un vivace scambio di merci e di idee? Quella delle presunte differenze politiche non sembra in sé una spiegazione sufficiente. Quali che siano state le speciali caratteristiche del mondo classico, ciò che manca nelle interpretazioni di questi studiosi è una circostanziata spiegazione del come e del perché l’Europa e il Mediterraneo divergessero dalla generalità delle società posteriori all’età del bronzo, al punto di essere considerati società con una tipologia e un modo di produzione distinti (e presumibilmente più progrediti). Le loro realizzazioni sul piano dei sistemi di conoscenza, della scultura, della drammaturgia, della poesia furono immense, ma quanto alla loro speciale tipologia societ

PER UNA SEMANTICA DEI TEMPI STORICI

Le designazioni di se stessi e degli altri fanno parte degli scambi quotidiani tra gli uomini. In esse si articolano l’identità di una persona, e il suo rapporto con altre persone. Nell’uso delle espressioni ci può essere coincidenza; altre volte ognuno impiega per chi gli sta di fronte un’espressione diversa da quella che quest’ultimo usa per se stesso. Così c’è una differenza tra il pronunciare nomi reciprocamente riconosciuti, Gianni e Lina, e il sostituirli con epiteti ingiuriosi. E c’è una differenza tra il caso in cui sono usati gradi di parentela ( per esempio madre e figlio), e quello in cui «madre» è sostituito da «vecchia», «figlio» da «vagabondo». Ancora, il caso in cui sono indicate certe determinazioni funzionali (per esempio «datore di lavoro» e «lavoratore») è diverso da quello in cui il primo diventa uno «sfruttatore», il secondo «materiale umano», ecc. In un caso le designazioni proprie ed altrui delle persone in questione coincidono, nell’altro divergono. Nel primo ca

UNITA' DELL'UOMO E UNIVERSALITA' DELL'EDUCAZIONE

Alcuni dei diversi modi di guardare all’adolescenza permettono la definizione dei campi di studio, a seconda degli specifici approcci disciplinari. Ogni scienza ha i suoi strumenti di analisi ed interpreta in base ad essi. In Tagore emerge una attenzione particolare, al di là della scomposizione in stadi della vita umana, ed è l’accento continuamente rivolto a quello che sta dietro le basi dello sviluppo. Si tratta di qualcosa che non si può costringere negli ordinamenti logici, che sfugge proprio quando si crede di averlo ormai afferrato completamente; di qualcosa che è superiore alle apparenze esteriori ed è sempre e dovunque degno di dignità: l’uomo ed è ancora meglio l’uomo nell’universo. L’India, più di altri paesi, ha colto la necessità della non separazione dalla natura alla quale ciascuno tende a ricongiungersi armoniosamente. L’atteggiamento del popolo indiano non è di solo e semplice rispetto della natura, è qualcosa di intimo, assume un significato teleologico. Non c’è la ge

Processi di comprensione e integrazioni di architetture del cervello e della mente: valutare e costruire, elaborare, consultare, accedere, comunicare

Le architetture neuronali e mentali, del cervello, della mente - architetture interne, organizzatori cognitivo-liguistici, generatori formali, architetture interattivo-sociali - non operano soltanto in modi mirati, secondo regole e principi specifici, ma esercitano la loro azione integrandosi reciprocamente, interconnettendosi sistematicamente. Il cervello, la mente sono strutture che lavorano in parallelo, secondo linee, reti neuronali altamente specializzate. Ma, nello stesso tempo, il cervello, la mente costruiscono sistemi di interconnessione che integrano le reti specializzate tra loro. La ricerca neuroscientifica e psicologica si sta sempre più ponendo domande di questo tipo: - per quale motivo operano questi livelli di integrazione fra le reti, le architetture specializzate? - che cosa accade nel cervello, nella mente quando si realizzano questi livelli di integrazione più complessi, cioè in ogni istante della vita dei soggetti? Dati recenti sembrano avvalorare l’ipotesi che ta

GENERE E FORMAZIONE SCOLASTICA

Lo sviluppo dell’istruzione femminile è un fenomeno collegato a tutti gli altri cambiamenti in atto nel mondo delle donne, come la crescita dell’identità femminile (cfr. Franchi, Mapelli, Librando 1987), l’aumento della presenza femminile sul mercato del lavoro, le molteplici rivendicazioni espresse e i diritti acquisiti sia in famiglia sia nella società in tutto l’arco degli anni settanta: dalla legge sul divorzio (1970), a quella sul nuovo diritto di famiglia (1975), a quella che istituisce i consultori femminili (1976), a quella sulla parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro (1977) (cfr. Treu, 1977; De Cristofaro, 1979; Ballestrero, 1979), fino alla legge sull’aborto, nel 1978, che esaurisce una stagione di riforme emancipazioniste e libertarie. […] Oggi si può affermare che molti obiettivi – almeno quelli di una maggiore scolarizzazione femminile, secondaria e universitaria – siano stati realizzati. Le giovani donne frequentano massicciamente le scuole superior

LA CORPOREITA': UN EXCURSUS STORICO

In ogni tempo è stata attribuita importanza alle prestazioni sessuali, al loro prolungamento e affinamento ( Kamasutra e tantrismo nelle civiltà indù, ars amatoria nella latinità, autoprescrizioni dietetiche nelle società antiche e moderne), anche in relazione al conseguimento di una più elevata spiritualità; si è attribuito valore all’efficienza e alla destrezza nelle tecniche di combattimento, alla forza fisica esercitata nel corpo a corpo, nella tenzone cavalleresca, nell’iniziazione a riti misterici (per es. il culto per le arti marziali in Giappone e in Tibet) o si è affidato alla mente il compito di guidare e armonizzare le esigenze del corpo (discipline espiatorie e catartiche di innumerevoli religioni come, per es., lo yoga o la pratica zen); nonché, viceversa, ha esercitato un ruolo riconosciuto la manualistica scritta, o tramandata oralmente, mirante all’eccitazione dei sensi per scopi orgiastici o mistici (per es. autoeducazioni volti alla ricerca spasmodica, edonistica, d

FOUCAULT

La follia nella storia del sapere Pur rifiutando l’identificazione con lo strutturalismo, Foucault ne riprende la metodologia e principi nello studio della storia del sapere e ne sviluppa i motivi filosofici. I tratti specifici dello strutturalismo foucaultiano appaiono già nella Storia della follia nell’età classica . Attraverso questo studio Foucault non intende proporre una storia delle teorie psichiatriche; mira, invece, a individuare le condizioni che hanno portato la follia a costituirsi come oggetto del sapere scientifico. A tal fine ricostruisce i modi di concepire i rapporti tra ragione e «sragione» del tardo Medioevo all’avvento della rivoluzione industriale. La sua attenzione si concentra sul periodo compreso tra il XVII e il XVIII secolo, perché è in questa fase culturale che si afferma la netta separazione tra follia e ragione, nel quadro delle dinamiche economiche e sociali del tempo. Nell’età classica → la ragione – temendo il linguaggio dei folli come un messaggio di r

DIMENSIONE FIABICA

Rodariani sono i cinque ingredienti tematici-linguistici che la letteratura, soprattutto dell’ultimo quindicennio, fa propri: il gioco, l’umorismo, il gusto del paradosso, l’elemento fantastico e il connotato fiabesco. E, in particolare, quest’ultimo si pone come elemento di continuità con la tradizione della letteratura per l’infanzia, elemento che tuttavia si rinnova traendo spunto dalla realtà di oggi, trasfigurandola e sublimandola attraverso il lavoro fantastico; come osserva Rodari: Le fiabe, per un singolare rovesciamento della loro posizione nella storia umana, hanno oggi più a che fare con la dimensione dell’utopia che con quella della nostalgia del passato. Sono alleate dell’utopia, non della conservazione. E perciò […] noi la difendiamo: perché crediamo nel valore educativo dell’utopia, passaggio obbligato dall’accettazione passiva del mondo alla capacità di criticarlo, all’impegno per trasformarlo. Pollicino ha ancora qualcosa da dire (Rodari,1970). E, in quest’ottica, è qu