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Visualizzazione dei post da febbraio, 2009

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LE SOCIETA' DELLA CONOSCENZA

Ogni società può essere definita della conoscenza, in quanto sviluppa al suo interno un sistema di saperi, sulla base di quello ereditato dalle società che l’hanno preceduta. In questa ottica tutte le società si reggono sulla medesima dinamica, riassumibili in quattro variabili, dove ciascuna si intreccia con le altre in un gioco di azioni e reazioni continue. · La prima variabile, in senso tipologico e non cronologico, è appunto il sistema delle conoscenze riconosciute, legittimate e difese, le quali costituiscono l’universo delle rappresentazioni e delle interpretazioni simboliche di natura emozionale e razionale (la cultura immateriale) che, a vario titolo e in vario modo, fa da orientamento e guida della vita dei membri che compongono la società e genera un modo di competenze, diversamente distribuite all’interno della struttura sociale, che esprimono le capacità d’uso di quelle conoscenze all’interno della compagine sociale. · Il sistema consolidato dei saperi, a sua volta, - è la

TIPI DI LEZIONE

Oggi non possiamo più parlare di lezione in senso generale e univoco, bisogna parlare di tipi di lezione, mantenendo per la lezione stessa in generale una definizione che ne sottolinea l’aspetto di trasmissione del sapere, ora in forma locale, ora in forma generale, ora in modo passivo, ora in modo più attivo. Se dovessimo fissare una tipologia, potremmo indicare: 1) la lezione propedeutica o di sintesi, che annuncia o riassume aspetti organico-sistematici di un sapere, offre quadri di sintesi, coordinate di organizzazione, ecc.: è estremamente importante per impostare o chiudere un lavoro, per fungere da sfondo e da orientatore di una porzione del lavoro scolastico. Tale è una lezione sulla collocazione storica o il significato teorico di Galilei o di Kant o di Nietzsche , per esempio, oppure sul mutamento di paradigma della razionalità nella filosofia classica tedesca, sulla funzione dello scetticismo nel pensiero antico, moderno, contemporaneo, sulla “rivoluzione” filosofica del m

ROBERTA LANFREDINI: LA FILOSOFIA DELLA MENTE

Nell’ambito più specifico della filosofia della mente la problematicità della discrepanza che si è venuta a creare tra immagine manifesta e immagine scientifica, fra esperienza quotidiana e risultati sperimentali, si concentra intorno alla nozione di coscienza. Tale nozione, densa di significato sia per la tradizione filosofica sia per il senso comune, rimanda da un lato alla individuazione di contenuti interiori qualitativamente e soggettivamente connotati e, dall’altro, all’idea di un accesso privilegiato e immediato a tali contenuti: la sensazione di quella specifica qualità di verde è la mia sensazione, la percezione dell’armoniosità di questa melodia è la mia percezione, la gioia per la limpidezza di questa giornata primaverile è la mia gioia. La nozione di coscienza, tuttavia, lungi dall’essere un dato naturale o ovvio, è un concetto che ha alle spalle una lunga evoluzione storica, evoluzione che nel mondo occidentale ha origine con la concezione omerica (nella quale l’anima è si