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LA CORPOREITA': UN EXCURSUS STORICO




In ogni tempo è stata attribuita importanza alle prestazioni sessuali, al loro prolungamento e affinamento (Kamasutra e tantrismo nelle civiltà indù, ars amatoria nella latinità, autoprescrizioni dietetiche nelle società antiche e moderne), anche in relazione al conseguimento di una più elevata spiritualità; si è attribuito valore all’efficienza e alla destrezza nelle tecniche di combattimento, alla forza fisica esercitata nel corpo a corpo, nella tenzone cavalleresca, nell’iniziazione a riti misterici (per es. il culto per le arti marziali in Giappone e in Tibet) o si è affidato alla mente il compito di guidare e armonizzare le esigenze del corpo (discipline espiatorie e catartiche di innumerevoli religioni come, per es., lo yoga o la pratica zen); nonché, viceversa, ha esercitato un ruolo riconosciuto la manualistica scritta, o tramandata oralmente, mirante all’eccitazione dei sensi per scopi orgiastici o mistici (per es. autoeducazioni volti alla ricerca spasmodica, edonistica, dionisiaca dei piaceri e dei godimenti. […].
Platonismo, agostinismo, cartesianesimo e altre correnti filosofiche, mettendo in luce la necessità della rimozione, della sublimazione, del rifiuto dei diritti della fisicità, fondarono un’educazione degli adulti “negativa”, dotata di regole, procedure, tecniche volte a rimuovere la corporeità nei suoi diversi aspetti. Attorno al corpo – in Occidente già dal 6º e 5º secolo a. C. – si sono venute costruendo conseguentemente due contrapposte concezioni dell’educazione degli adulti. La prima orientata alla canalizzazione dell’eros (da «sorvegliare e punire» dirà Foucault), al controllo delle condotte pulsionali, al dominio delle passioni, ha dato vita al filone “dualistico” (Platone nel Fedone scrive che ci si educa «nell’adoperarsi in ogni modo a tenere separata l’anima ») dal corpo mirante a istruire l’adulto a domare le esigenze del corpo una volta oltrepassata la fase giovanile. La seconda (con gli antesignani Aristotele, Zenone, Crisippo) poneva al centro pratiche autoeducative che sancirono anche la nascita della storia della soggettività attraverso le discipline meditative, introspettive, contemplative e di separazione dal mondo (la ricerca della solitudine, del silenzio, dell’estaticità intellettuale), la liberazione dai desideri in quanto fonte di sofferenza e infelicità, e non peccato, sensi di colpa o perdizione.
La cura sui, che nella latinità avrebbe ispirato il detto di Seneca «Impara a vivere per tutta la vita», designava l’insieme di occupazioni e impegni cui il corpo dell’educando adulto avrebbe dovuto attendere nella vita sia privata che civile. […]
Le terme rappresentano la sintesi felice tra la sacralità e mondanità, tra esigenze del corpo e condotte dell’anima. Le opere a noi giunte di Plutarco, Ippocrate, Plinio il Vecchio documentano tali benefici ed esaltano le qualità delle terme come centri di riposo, svago, recupero delle energie in età adulta e anziana, come veri ambiti di educazione degli adulti in quanto opportunità preziose per la riscoperta dell’unità perduta e per il perseguimento dell’armonia interiore. […]



L’educazione degli adulti come termalismo, come estetismo ed edonismo, come igienismo – nella società della fine del 20º secolo – si associa, inoltre, a quanto raccomandato da talune terapie psicoanalitiche (individuali o di gruppo), definite integrali (terapia della Gestalt), che perseguono la cura dell’adulto facendo appello alla sua disponibilità a lasciarsi coinvolgere dalle emozioni derivanti dalla caduta di ogni freno inibitorio. Tali percorsi alternativi si incontrano con le cosiddette medicine alternative che invitano il paziente, o il soggetto normale che persegua un maggior benessere a esercitare il Taiji quan (dal cinese «meditazione in movimento»), le arti marziali (Kung Fu, Karate, Judo), il tiro con l’arco, lo yoga, la danzaterapia, il biofeedback, la meditazione zen, il metodo Alexander (una tecnica contro l’affaticamento), la cromoterapia ecc.
D. Demetrio La corporeità: un excursus storico










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