Malinowski In Gran Bretagna e successivamente negli Stati Uniti, ove ebbe ad insegnare, Bronislaw Malinowski (1884-1942) espose i risultati degli studi compiuti sugli abitanti delle isole Trobiand, ad est della Nuova Guinea, e le sue conclusioni metodologiche in una serie di scritti, di cui i più significativi sono: Gli argonauti del pacifico occidentale, 1922; Diritto e costume nella società primitiva, 1926; Sesso e repressione sessuale nella vita dei selvaggi, 1927; La vita sessuale dei selvaggi della Melanesia nord-occidentale, 1929; I fondamenti delle fedi e delle morali, 1936; La teoria scientifica della cultura, 1944 (postumo); Le dinamiche del mutamento culturale, 1945 (postumo); Sesso, cultura e mito, 1962 (postumo).
Malinowski propone una prospettiva «funzionalistica» dei fatti antropologici, secondo la quale si spiegano in base alla «funzione» che svolgono nell’ambito della cultura e quindi al rapporto di integrazione nel sistema. «La cultura comprende gli artefatti, i beni, i processi tecnici, le idee, le abitudini e i valori che vengono trasmessi socialmente. Non si può comprendere realmente l’organizzazione sociale se non come parte della cultura; e tutte le direzioni specifiche di indagine che hanno come oggetto le attività, i raggruppamenti, le idee e le credenze umane possono incontrarsi e fecondarsi reciprocamente nello studio comparativo delle culture»[1].
Come tale la cultura non è fine a se stessa, ma è mezzo per raggiungere fini umani, ha una realtà strumentale in rapporto ai bisogni fisiologici e spirituali, che l’uomo non potrebbe soddisfare con le sue semplici risorse fisiche. «L’uomo di natura, il Naturmensch, non esiste», afferma Malinowski.Radcliffe-BrownAlfred Reginald Radcliffe-Brown (1881-1955) compí ricerche antropologiche nelle isole Adamane, nell’Oceano Indiano, in Australia, in Sudafrica.
Opere più note: Gli isolani delle Adamane, 1922: Il metodo dell’antropologia sociale, 1958 (postumo); Struttura e funzione della società primitiva, 1967.
Radcliffe-Brown da alcuni venne considerato funzionalista ed accostato a Malinowski, ma respinse tale catalogazione che implicava anche l’attribuzione della teoria malinowshiana della cultura, asserendo che non era giustificata dall’uso che aveva fatto del concetto di funzione. Le sue premesse teoriche si richiamano alla visione oggettivistica della sociologia proposta da Durkeim, in base alla quale i fatti sociali debbono essere studiati in se stessi prescindendo da situazioni psicologiche, nonché al concetto di funzione, sempre in Durkeim riferito però alla «struttura sociale», nel senso che determinate istituzioni hanno la funzione di contribuire al mantenimento appunto di tale struttura. Sotto questo profilo, la sua posizione viene definita da alcuni studiosi «struttural-funzionale» per distinguerla da quella funzionalistica di Malinowski, caratterizzata dall’associazione delle funzioni ai bisogni biopsichici dei singoli individui.
Radcliffe-Brown si propone di individuare le leggi che regolano il funzionamento della società al fine di pervenire a configurarne le trasformazioni di struttura da cui deriva una specifica identità dell’insieme sociale. Posizione centrale in questo progetto occupa il concetto di «struttura sociale», indicativo delle relazioni sociali effettivamente esistenti, lo studio della quale è compito fondamentale dell’antropologo.
Gino Gambara Storia della filosofia dalle origini ai giorni nostri.
[1] B. Malinowski, Cultura, in AA. VV., Il concetto di cultura, op. cit., pag. 135.
Malinowski propone una prospettiva «funzionalistica» dei fatti antropologici, secondo la quale si spiegano in base alla «funzione» che svolgono nell’ambito della cultura e quindi al rapporto di integrazione nel sistema. «La cultura comprende gli artefatti, i beni, i processi tecnici, le idee, le abitudini e i valori che vengono trasmessi socialmente. Non si può comprendere realmente l’organizzazione sociale se non come parte della cultura; e tutte le direzioni specifiche di indagine che hanno come oggetto le attività, i raggruppamenti, le idee e le credenze umane possono incontrarsi e fecondarsi reciprocamente nello studio comparativo delle culture»[1].
Come tale la cultura non è fine a se stessa, ma è mezzo per raggiungere fini umani, ha una realtà strumentale in rapporto ai bisogni fisiologici e spirituali, che l’uomo non potrebbe soddisfare con le sue semplici risorse fisiche. «L’uomo di natura, il Naturmensch, non esiste», afferma Malinowski.Radcliffe-BrownAlfred Reginald Radcliffe-Brown (1881-1955) compí ricerche antropologiche nelle isole Adamane, nell’Oceano Indiano, in Australia, in Sudafrica.
Opere più note: Gli isolani delle Adamane, 1922: Il metodo dell’antropologia sociale, 1958 (postumo); Struttura e funzione della società primitiva, 1967.
Radcliffe-Brown da alcuni venne considerato funzionalista ed accostato a Malinowski, ma respinse tale catalogazione che implicava anche l’attribuzione della teoria malinowshiana della cultura, asserendo che non era giustificata dall’uso che aveva fatto del concetto di funzione. Le sue premesse teoriche si richiamano alla visione oggettivistica della sociologia proposta da Durkeim, in base alla quale i fatti sociali debbono essere studiati in se stessi prescindendo da situazioni psicologiche, nonché al concetto di funzione, sempre in Durkeim riferito però alla «struttura sociale», nel senso che determinate istituzioni hanno la funzione di contribuire al mantenimento appunto di tale struttura. Sotto questo profilo, la sua posizione viene definita da alcuni studiosi «struttural-funzionale» per distinguerla da quella funzionalistica di Malinowski, caratterizzata dall’associazione delle funzioni ai bisogni biopsichici dei singoli individui.
Radcliffe-Brown si propone di individuare le leggi che regolano il funzionamento della società al fine di pervenire a configurarne le trasformazioni di struttura da cui deriva una specifica identità dell’insieme sociale. Posizione centrale in questo progetto occupa il concetto di «struttura sociale», indicativo delle relazioni sociali effettivamente esistenti, lo studio della quale è compito fondamentale dell’antropologo.
Gino Gambara Storia della filosofia dalle origini ai giorni nostri.
[1] B. Malinowski, Cultura, in AA. VV., Il concetto di cultura, op. cit., pag. 135.
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