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L'IMPATTO SULLA TEOLOGIA


Sotto il profilo teologico, il caso è riassumibile nei termini della condanna del S. Uffizio del 22 giugno 1633; secondo questa condanna, Galileo si sarebbe reso «veementemente sospetto di eresia, cioè d’haver tenuto e creduto che il Sole sia centro del mondo et imobile e che la terra non sia centro e che si muova».
Questa condanna riassume i complessi rapporti che il ‘600 vede esplodere tra sistema tolemaico, fisica aristotelica e concezione cristiana da una parte e visione copernicana dall’altra. In questa polemica un posto particolare spetta a Galileo ed alle sue vicende. Il suo cammino iniziato da Galileo nel 1604 quando Galileo nota l’apparizione di una stella nova la cui luminosità variava nel tempo; a partire dal 1609, dal perfezionamento del cannocchiale, Galileo si imporrà, in poco tempo, come uno dei critici più ferrati della fisica aristotelica e di tutta la problematica che vi era connessa. Nel 1610 pubblica il Sidereus Nuncius, nel 1612 il Discorso intorno alle cose che stanno in acqua o che in quella si muovono e nel 1613 la Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti; è del 1616 il decreto della congregazione dell’Indice, da propagare nelle chiese e nelle università, che mette all’indice il De rivolutionibus di Copernico e alcuni scritti di due teologi Foscarini e Zuñiga con intimazione di confisca dei testi nelle librerie e nelle biblioteche. Galileo, di per sé, non entra direttamente nel Decreto del 1616; convocato da Bellarmino, membro dello stesso Tribunale, fu ammonito e invitato formalmente ad abbandonare le tesi censurate e a non difenderle «a voce o per iscritto» che altrimenti «si procederebbe contro di lui da parte del Sant’Uffizio». Galileo si sottometterò ed il 26 maggio Bellarmino gli rilascerà la lettera di salvaguardia che liberava Galileo dalla calunnia di essere stato condannato ma ribadiva la condanna delle tesi copernicane.
Gianni Colzani Galileo e le origini della scienza moderna

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