Ma se si guarda più a fondo, lo stesso oltreuomo, nel suo rapporto di continua creazione di simboli con i quali non si identifica mai totalmente, dai quali prende incessantemente congedo, finisce per riprodurre in sé qualcosa di analogo all’essenza ironica dell’uomo superiore. Anche l’oltreuomo è continuamente gravido di futuro, in quanto capace di creare sempre nuovi modi di organizzazione dei propri rapporti con la natura e gli altri uomini. Sicché l’essenza ironico-profetica che viene riconosciuta all’uomo superiore della tradizione, il suo intimo squilibrio, nella misura in cui questo sia – come accade nell’oltreuomo – riconducibile all’esser gravido di futuro, e sia completamente purificato dalle dipendenze e alle servitù legate alla società della ratio, diventa carattere costitutivo dello stesso oltreuomo. L’uomo superiore della tradizione, che è proprio quello, dal punto di vista dei valori di questa tradizione, mal riuscito e squilibrato, viene recuperato unicamente perché mal riuscito e squilibrato, perché questa sua peculiare mancanza di “forma” è solo il segno di una forza creativa presente in lui, per la quale egli già anticipa in qualche modo la creatività dell’oltreuomo.
La conclusione della quarta parte dello Zarathustra, del resto, oltre a mettere in luce questo carattere del "soggetto" tradizionale che l'oltreuomo riprende in funzione di definizione positiva della propria fisionomia, dà anche un'altra indicazione importante, che bisognerà sviluppare per tentare di determinare meglio che cosa significhi, di là dalla generale definizione della liberazione del simbolico e della struttura ermeneutica di ogni accadere, il modo di esistere dell'oltreuomo.
G. Vattimo Il soggetto e la maschera
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