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Visualizzazione dei post da gennaio, 2008

FREUD (1856/1939)

Una delle tesi fondamentali della teoria freudiana è che, molto prima di raggiungere l’adolescenza, i bambini hanno piaceri e fantasie sessuali, o sensuali, che derivano dalla stimolazione di varie parti del loro corpo. Secondo questa teoria della sessualità infantile, lo sviluppo nei primi 6 anni avviene attraverso 3 stadi psicosessuali. Ogni stadio è caratterizzato dal focalizzarsi dell’interesse e del piacere in una particolare parte del corpo. Nel primo ano di vita, è la bocca (fase orale); nel secondo e terzo anno è l’ano (fase anale); negli anni prescolari, è il pene (fase fallica). In ogni fase, la soddisfazione sensuale associata a queste regioni del corpo è collegata ai principali bisogni e conflitti che sono tipici delle varie età dell’infanzia. Durante la fase orale, per esempio, sono cruciali il calore e il contatto fisico, così che il bambino prova piacere nel succhiare e (più tardi) nel mordere, e sviluppa un attaccamento emotivo nei confronti della persona che gli assicu

TOMMASO D'AQUINO (1221/1274)

Fede e ragione Tommaso riconosce alla ragione un’ampia autonomia, fondata sulla sola autorità della coerenza logica e dell’esperienza. La ragione non ha un uso legittimo solo entro e per la fede, come vogliono gli agostiniani. L’altezza della scienza antica, di cui l’aristotelismo è l’espressione più compiuta, mostra che la ragione può procedere assai oltre da sola, senza l’ausilio della rivelazione. Ciò non significa però, come vogliono gli averroisti, che scienza e fede debbano totalmente ignorarsi o addirittura opporsi. La natura infatti, di cui la stessa ragione è parte, e la rivelazione provengono entrambe da Dio, sicché esse devono trovare in ultimo una coerente fusione. Ragione e fede, piuttosto, sono come due vie parallele che possono procedere in una relativa indipendenza e secondo fini autonomi, ma che devono infine convergere in un fine unico. In particolare, la fede è, come diceva San Paolo, «la prova delle cose invisibili»; ma nell’ambito del visibile, dello sperimentabile

TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE

Carl Rogers (1902-1987), statunitense, psicoterapeuta e pedagogista, inizialmente influenzato dalla pedagogia deweyana, è docente in varie università, ma soprattutto esperto di psicoterapia,pratica svolta per molti anni, decisiva anche per la sua produzione scientifica e, in particolare, per il libro che lo ha reso famoso La terapia centrata sul cliente (1953, tradotto in italiano nel 1970). Dalla terapia Rogers ha poi ampliato il proprio raggio d’azione occupandosi di scuola, orientamento, ecc. e adattando via via le sue teorie a diversi ambiti non solo terapeutici, ma anche educativi. Senza scendere in questa sede nei particolari tecnici (diremo soltanto che Rogers rifiuta energicamente il metodo psichiatrico tradizionale e il concetto stesso di metodo in terapia, preferendo puntare sull’umanizzazione del rapporto tra terapeuta e cliente), ci limitiamo a richiamare soltanto i presupposti fondamentali della teoria rogersiana. Rogers pensa all’uomo come ad un fascio di potenzialità po

PSICOMETRIA

Nel tentativo di definire le caratteristiche di determinati gruppi di individui, gli psicologi adottarono metodi di tipo statistico. Studiando l’intelligenza, Alfons Binet, psicologo francese, mostrò che le differenze individuali anziché formare categorie distinte, si distribuiscono lungo una scala continua in cui la maggior parte delle persone ha valori medi e solo una minoranza ha valori al di sopra o al di sotto della media. Tale distribuzione è ben rappresentata dalla curva a campana di Gauss. La psicometria è appunto la branca della psicologia che tenta di tradurre in termini numerici e quantitativi gli aspetti dell’attività psichica o della personalità (normale e patologica) che altrimenti resterebbero oggetto di una valutazione soggettiva e descrittiva. I metodi psicometrici si avvalgono di scale di valutazione e di reattivi mentali o test. Un test è una situazione di stimolo standardizzata che permette di valutare le risposte di un singolo soggetto grazie al confronto con un ca

FEDONE: IMMORTALITA' DELL'ANIMA E TEORIA DELLE IDEE

IMMORTALITÀ DELL’ANIMA E TEORIA DELLE IDEE Platone nel Fedone lega la teoria delle idee a quelle dell’immortalità dell’anima e della reminiscenza; se una di queste dottrine dovesse essere dimostrata falsa, cadrebbero anche le altre. Infatti attraverso il dialogo di Socrate sostiene, riallacciandosi alle credenze orfiche, che le anime dopo la morte vanno nell’Ade e successivamente fanno ritorno sulla terra reincarnandosi nuovamente. Questo significa che esse sopravvivono nell’Ade altrimenti non potrebbero rinascere. Per dimostrare queste affermazioni Socrate vuole provare che i vivi si generano dai morti, così come i morti si generano dai vivi. Data per comunemente accettata la teoria che ogni cosa si genera dal suo contrario (es. il caldo viene dal freddo), e visto che i contrari sono due, sono due anche i processi che hanno luogo fra questi contrari: uno che porta dal primo al secondo, l’altro che porta a ritroso dal secondo al primo (es. dal freddo al caldo e dal caldo al freddo). C