
Un gruppo sempre più consistente di studiosi (Jahoda G. 1988; Cole M. 1995; Bruner J. 1996; Mantovani G. 1996a, 1996b, 1996c), senz’altro molto più vicino teoricamente al socio-costruttivismo che non alla Social Cognition, individua un legame inscindibile tra sistemi culturali e funzionamento psicologico, per cui si ritiene che mente e cultura si costruiscano reciprocamente. In questo modo è rivendicato un ruolo della cultura nel processo di conoscenza. È evidente il riferimento teorico alla scuola storico culturale di Vygotskji.
Adottare la prospettiva culturale significa pensare al sociale non solo come all’intreccio di interazioni tra individui, ma anche come all’ordine simbolico – la cultura – che tiene insieme gli individui in un cero modo, che fa sì che essi abbiano obiettivi, risorse, modi di concepire il mondo e gli altri comprensibili e condivisi (Mantovani G. 1996b, pag.20).
In contrapposizione alle idee costitutive della prospettiva cognitivista è ribadito come sia la cultura a fornire gli strumenti che permettono di conoscere e di pensare; quindi gli elementi propri dell’elaborazione della mente non sono considerati un prodotto individuale, al contrario una costruzione collettiva.
Le griglie categoriali cui le persone fanno riferimento per valutare le situazioni e le altre persone non sono elaborate solo nei recessi della mente individuale, ma sono sviluppate, trasmesse e fatte valere alla luce del sole, attraverso tutti i canali di socializzazione che incontriamo nella vita di ogni giorno: dalla famiglia alla scuola, dalla religione alla politica, dallo sport alla musica (Mantovani G. 1996b, p. 19).
Il modo in cui conosciamo il mondo sociale e non, come lo leggiamo, interpretiamo, elaboriamo è strettamente collegato ai modelli culturali di appartenenza. La cultura fornisce delle griglie che permettono di conoscere il mondo in cui viviamo, di costruirlo, così come di conoscere e di costruire la relazione con le persone con cui interagiamo. Sistemi culturali e possibilità della mente si intrecciano in un processo di reciprocità e di interdipendenza.
La cultura pur essendo essa stessa una creazione dell’uomo, al tempo stesso plasma e rende possibile l’attività di una mente tipicamente umana. Da questo punto di vista l’apprendimento e il pensiero sono sempre situati in un contesto culturale e dipendono sempre dall’utilizzazione di risorse culturali (Bruner J. S. trad. it. 1996, p. 17).
Quindi il rapporto di conoscenza costruito dall’Io e dall’Altro ha luogo attraverso griglie culturali condivise.
È chiaro che le diverse prospettive sono ricche di sfaccettature e che esistono molti ricercatori che riescono ad avere una visione più dinamica e aperta ai contributi degli altri tipi di approccio. Rimaniamo comunque dell’avviso che, pur nella sua complessità, il processo conoscitivo possa essere meglio interpretato se considerato come il risultato di tutte queste diverse dimensioni: da quella sicuramente più ampia e costitutiva che è quella culturale a quella sociale, nella sua molteplicità di relazioni interpersonali e intergruppali/intragruppali, fino ad arrivare alla dimensione individuale/personale, nella sua componente cognitiva e affettiva.
B.Pojaghi, P. Nicolini (a cura di) Contributi di psicologia sociale in contesti socio-educativi.
Adottare la prospettiva culturale significa pensare al sociale non solo come all’intreccio di interazioni tra individui, ma anche come all’ordine simbolico – la cultura – che tiene insieme gli individui in un cero modo, che fa sì che essi abbiano obiettivi, risorse, modi di concepire il mondo e gli altri comprensibili e condivisi (Mantovani G. 1996b, pag.20).
In contrapposizione alle idee costitutive della prospettiva cognitivista è ribadito come sia la cultura a fornire gli strumenti che permettono di conoscere e di pensare; quindi gli elementi propri dell’elaborazione della mente non sono considerati un prodotto individuale, al contrario una costruzione collettiva.
Le griglie categoriali cui le persone fanno riferimento per valutare le situazioni e le altre persone non sono elaborate solo nei recessi della mente individuale, ma sono sviluppate, trasmesse e fatte valere alla luce del sole, attraverso tutti i canali di socializzazione che incontriamo nella vita di ogni giorno: dalla famiglia alla scuola, dalla religione alla politica, dallo sport alla musica (Mantovani G. 1996b, p. 19).
Il modo in cui conosciamo il mondo sociale e non, come lo leggiamo, interpretiamo, elaboriamo è strettamente collegato ai modelli culturali di appartenenza. La cultura fornisce delle griglie che permettono di conoscere il mondo in cui viviamo, di costruirlo, così come di conoscere e di costruire la relazione con le persone con cui interagiamo. Sistemi culturali e possibilità della mente si intrecciano in un processo di reciprocità e di interdipendenza.
La cultura pur essendo essa stessa una creazione dell’uomo, al tempo stesso plasma e rende possibile l’attività di una mente tipicamente umana. Da questo punto di vista l’apprendimento e il pensiero sono sempre situati in un contesto culturale e dipendono sempre dall’utilizzazione di risorse culturali (Bruner J. S. trad. it. 1996, p. 17).
Quindi il rapporto di conoscenza costruito dall’Io e dall’Altro ha luogo attraverso griglie culturali condivise.
È chiaro che le diverse prospettive sono ricche di sfaccettature e che esistono molti ricercatori che riescono ad avere una visione più dinamica e aperta ai contributi degli altri tipi di approccio. Rimaniamo comunque dell’avviso che, pur nella sua complessità, il processo conoscitivo possa essere meglio interpretato se considerato come il risultato di tutte queste diverse dimensioni: da quella sicuramente più ampia e costitutiva che è quella culturale a quella sociale, nella sua molteplicità di relazioni interpersonali e intergruppali/intragruppali, fino ad arrivare alla dimensione individuale/personale, nella sua componente cognitiva e affettiva.
B.Pojaghi, P. Nicolini (a cura di) Contributi di psicologia sociale in contesti socio-educativi.
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