Nella filosofia contemporanea, la relazione della responsabilità con la libertà è al centro dell’analisi esistenziale condotta da Jean-Paul Sartre (1905-80) ne L’essere e il nulla (1943). Il punto di partenza è rappresentato da una peculiare confutazione del determinismo da un lato e della tradizionale dottrina del libero arbitrio dall’altro, non in grado, secondo il filosofo francese, di spiegare l’agire umano. Per il determinismo – osserva Sartre – ogni atto è determinato da uno stato di fatto che precede il fatto stesso, sia esso di natura economica (la struttura che determinerebbe, secondo il marxismo, la sovrastruttura) o psichica, come vuole la psicoanalisi di Freud. Tuttavia, ciò è assurdo, perché l’azione rappresenta, secondo Sartre, una «proiezione del per sé [della coscienza umana] verso ciò che non è, e ciò che è non può in nessun modo determinare ciò che non è». Agire significa inoltre per il per sé superare una situazione in cui si trova presentemente in vista di un fine futuro; ora, afferma Sartre, nessuno stato, nessun passato può determinare un atto che strutturalmente contiene un fine che è un non esistente.
Peraltro, anche i sostenitori del libero arbitrio falliscono nella spiegazione dell’agire umano perché non si preoccupano dei motivi e delle finalità dell’agire, mentre ogni atto ha un motivo, è diretto a un fine. L’agire, secondo Sartre, è dunque spiegabile soltanto in ragione di quella capacità di negare o annullare l’essere, in vista di un futuro non esistente, che è propria della coscienza umana, e in virtù della quale la coscienza stessa è libertà e progetto, cosicché, come dice il filosofo, l’uomo è «condannato» a essere libero.
Proprio dal concetto della coscienza come assoluta libertà Sartre fa discendere la responsabilità assoluta dell’uomo, per ogni situazione in cui egli si viene a trovare. Sartre chiarisce la tesi della responsabilità assoluta con un esempio relativo alla responsabilità di una guerra (il filosofo scrive durante la seconda guerra mondiale).
Benché io non abbia fatto nulla personalmente per intraprenderla, devo dire che ne sono responsabile, che essa è la mia guerra, che è un prodotto del mio agire: infatti, «non essendomi sottratto, l’ho scelta».
Cioffi, Luppi, Vigorelli, Zanette, Bianchi Agorà
Peraltro, anche i sostenitori del libero arbitrio falliscono nella spiegazione dell’agire umano perché non si preoccupano dei motivi e delle finalità dell’agire, mentre ogni atto ha un motivo, è diretto a un fine. L’agire, secondo Sartre, è dunque spiegabile soltanto in ragione di quella capacità di negare o annullare l’essere, in vista di un futuro non esistente, che è propria della coscienza umana, e in virtù della quale la coscienza stessa è libertà e progetto, cosicché, come dice il filosofo, l’uomo è «condannato» a essere libero.
Proprio dal concetto della coscienza come assoluta libertà Sartre fa discendere la responsabilità assoluta dell’uomo, per ogni situazione in cui egli si viene a trovare. Sartre chiarisce la tesi della responsabilità assoluta con un esempio relativo alla responsabilità di una guerra (il filosofo scrive durante la seconda guerra mondiale).
Benché io non abbia fatto nulla personalmente per intraprenderla, devo dire che ne sono responsabile, che essa è la mia guerra, che è un prodotto del mio agire: infatti, «non essendomi sottratto, l’ho scelta».
Cioffi, Luppi, Vigorelli, Zanette, Bianchi Agorà
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