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Visualizzazione dei post da marzo, 2011

Paolo Crepet: TEORIE DEI TRATTI

Per  “tratto” si intende una caratteristica peculiare e relativamente costante che distingue un individuo da un altro: si potrebbe citare come esempi il livello di intelligenza, la stabilità emotiva, il senso di responsabilità. Secondo la teoria dei tratti gli individui reagiscono in modo diverso agli stessi stimoli, in funzione delle diverse tendenze che, staticamente, li caratterizzano. Di conseguenza è possibile dedurre dai tratti le costanti di un comportamento. In altre parole , i tratti sono dimensioni della personalità che consentono di misurare le caratteristiche di un comportamento. I primi teorici di questa scuola di pensiero diedero molta importanza all’individuazione dei tratti fondamentali della personalità, trascurando però l’influenza dell’ambiente. Nel tempo molte ricerche hanno dimostrato che gli stimoli ambientali influenzano la misura in cui i diversi tratti di personalità sono presenti in un individuo. Sapere quale significato ha quella particolare situazione per il

EDGARD MORIN: GLI ERRORI INTELLETTUALI

I nostri sistemi di idee (teorie, dottrine, ideologie) non soltanto sono soggetti all’errore, ma anche proteggono gli errori e le illusioni in essi inscritti. È nella logica organizzatrice di ogni sistema di idee resistere all’informazione che non gli conviene o che non può integrare. Le teorie resistono all’aggressione delle teorie nemiche o delle argomentazioni avverse. Sebbene le teorie scientifiche siano le sole capaci di accettare la possibilità di essere confutate, spesso vi resistono. Da parte loro, le dottrine – teorie chiuse su se stesse e assolutamente convinte della loro verità – sono invulnerabili a ogni critica. Morin I sette saperi

MARIA MONTESSORI: SALVAGUARDARE LA SPONTANEITà

Una preoccupazione della maestra comune è quella di dover dilatare le conoscenze del bambino con continue applicazioni all’ambiente o con le “generalizzazioni”. Il “fargli vedere tutto”, i l ” riflettere su tutto”, è un ansioso lavoro e, purtroppo, è uno spegnitoio delle energie infantili, un crudele strappo di tutte le cose che formerebbero in lui “ un interesse”. È la parte spirituale di quel fatale intervento dell’adulto che vuole sostituirsi al bambino e agire per lui, e così facendo pone il più duro ostacolo al suo sviluppo. Le bellezze che, scoperte spontaneamente dal bambino nel mondo esterno che lo circonda, gli porterebbero di volta in volta gioia e soddisfazione, diventano, per opera della istruzione di un adulto in così fiorito e vivace cammino, il tedio della inerzia mentale. Non si preoccupi dunque la nostra maestra delle” applicazioni” per il timore che il fanciullo, come tanti vogliono insinuare, si arresti miseramente al materiale, che noi abbiamo limitato, sostituendol

LA RIFORMA DI SOLONE

Solone indirizzò la sua azione di riforma in primo luogo alle questioni sociali. Attraverso la cosiddetta seisáchteia letteralmente (scuotimento dei pesi), cancellò i debiti e soppresse la condizione di ectemoro”, che vincolava la persona del debitore a quella del creditore. Di grande rilevo fu poi la riorganizzazione del sistema politico. Solone ripartì i cittadini in quattro classi distinte sulla base del censo, quella del pentacosiomedimni, dei cavalieri, degli zeugiti e dei teti. I pentacosiomedimni erano così chiamati perché dovevano avere una rendita annua minima di 500 medimni (il medimno era una unità di misura per cereali: 1 medimno corrisponde a circa 152 litri), i cavalieri di trecento, mentre i teti erano quanti non raggiungevano questa soglia. Le cariche più importanti, quelle degli arconti e dei tesorieri, erano riservati alla prima classe mentre le altre erano accessibili anche ai cavalieri e agli zeugiti. A tutti i cittadini compresi i teti era aperto l’accesso all’asse

GIUSEPPE MAZZINI: FEDE E AVVENIRE

La crociata va ordinandosi. La monarchia s’atteggia a battaglia. Tornata alle abitudini dittatoriali di Luigi XIV, essa brandisce l’armi del XIV secolo e s’appresta per ogni dove ai colpi di Stato. Di mezzo al grande fremito popolare dl 1830, la monarchia si smarrì d’animo per breve tempo e si ritenne perduta. Lo era infatti e la salvammo noi soli. Perdemmo una meravigliosa opportunità. Dimenticammo che l’indomani della vittoria è più assai pericoloso del giorno che la precede. Ebbri di trionfo e di orgoglio, noi piantammo spiegate le nostre tende sul terreno che dovevamo attraversare rapidamente e ci dicemmo, come fanciulli capricciosi, a trastullarci con l’armi dei vinti. La Diplomazia giaceva pressoché schiacciata sotto le barricate popolari, e noi la raccogliemmo quasi amica nelle nostre file, facemmo nostre l’arti sue e imprendemmo a scimmiottare, protocolizzando senza fine, i padroni sconfitti. Simili ad antichi condottieri, rimandammo liberi e armati i prigionieri della giornata