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Visualizzazione dei post da dicembre, 2010

DERRIDA: " Io mi sento, e anticipatamente, prima di ogni contratto, portato ad amare l’altro morto"

L’amicizia per il morto porta dunque questa philía al limite della sua possibilità. Ma, contemporaneamente mette a nudo la molla ultima di questa possibilità: non potrei amare di amicizia senza progettarne lo slancio verso l’orizzonte della morte. L’orizzonte è il limite e l’assenza di limite, la perdita dell’orizzonte all’orizzonte, anorizzontabilità dell’orizzonte, il limite come assenza di linite. Non potrei amare di amicizia senza impegnarmi, senza sentirmi anticipatamente impegnato ad amare l’altro oltre la morte. Quindi oltre la vita. Io mi sento, e anticipatamente, prima di ogni contratto, portato ad amare l’altro morto. Mi sento così (portato ad) amare, è così che mi sento (amare). L’autologia dà da pensare, come sempre: io mi sento amato, portato ad amare il morto, l’essere amato o l’essere amabile, che, come si è già detto, non è necessariamente vivente, e che quindi porta la morte nel suo essere amato. Ricordiamolo, e facciamolo con le parole di Aristotele. Egli ci spiega pe