Alcuni dei diversi modi di guardare all’adolescenza permettono la definizione dei campi di studio, a seconda degli specifici approcci disciplinari. Ogni scienza ha i suoi strumenti di analisi ed interpreta in base ad essi.
In Tagore emerge una attenzione particolare, al di là della scomposizione in stadi della vita umana, ed è l’accento continuamente rivolto a quello che sta dietro le basi dello sviluppo. Si tratta di qualcosa che non si può costringere negli ordinamenti logici, che sfugge proprio quando si crede di averlo ormai afferrato completamente; di qualcosa che è superiore alle apparenze esteriori ed è sempre e dovunque degno di dignità: l’uomo ed è ancora meglio l’uomo nell’universo.
L’India, più di altri paesi, ha colto la necessità della non separazione dalla natura alla quale ciascuno tende a ricongiungersi armoniosamente. L’atteggiamento del popolo indiano non è di solo e semplice rispetto della natura, è qualcosa di intimo, assume un significato teleologico. Non c’è la gerarchia propria dell’Occidente che colloca ai piani superiori l’uomo produttore e ai piani inferiori la natura non pensante. […]
I progressi della scienza e della tecnica sono importanti ma non sono tutto; essi permettono di apprezzare l’evoluzione dell’umanità, ma non dovrebbero far dimenticare che sono solo dei prodotti dell’uomo, non l’uomo stesso. Se un paese risulta oggettivamente, secondo la misura impiegata, superiore all’altro per standard di vita, ciò non dovrebbe automaticamente portare ad affermare una superiorità legata alla persona, all’uomo in quanto tale.
La rivendicazione di Tagore circa il valore dell’uomo, perché uomo, è quanto mai attuale.
Nikihil una “strana creatura”, personaggio tra i più altamente significativi dei racconti tagoriani dice rivolto all’amico, simbolo quest’ultimo dell’uomo preso dal vortice della modernità occidentalizzante, interiormente spento: “Quel che mi preme dire è che la gente dell’Europa ogni cosa la guarda dal punto di vista scientifico. Ma l’uomo non è mera biologia, né psicologia e nemmeno sociologia. Per amor di Dio, non dimenticate questo. L’uomo è infinitamente più che la naturale conoscenza di se stesso. Tu mi deridi col chiamarmi pupillo di un maestro di scuola ma il pupillo sei tu non io. Tu vuoi trovare la verità dagli insegnanti della scienza e non dalla tua intima essenza”.
Dunque Tagore stesso si lascia guidare da una “verità” che ha sede in se stessi, più che negli altri, sebbene gli altri siano ritenuti importanti.
In un dibattito pubblico tenuto a Calcutta nel 1906, Tagore lesse una strofa di un antico poema sanscrito in cui si ritrova la profonda convinzione indiana intorno alla superiorità spirituale dell’uomo:
“Per la famiglia, sacrifica l’individuo;
per la comunità, la famiglia;
per la patria, la comunità;
per l’anima, il mondo intero”.
Il discorso fin qui sviluppato si può raccogliere in una riflessione del tipo: le scienze umane offrono delle indicazioni perfettibili delle quali ci si può servire, ma alle quali non va per nessuna ragione sottomesso l’uomo.
S. Chistolini Tagore Aurobindo Krishnamurti
In Tagore emerge una attenzione particolare, al di là della scomposizione in stadi della vita umana, ed è l’accento continuamente rivolto a quello che sta dietro le basi dello sviluppo. Si tratta di qualcosa che non si può costringere negli ordinamenti logici, che sfugge proprio quando si crede di averlo ormai afferrato completamente; di qualcosa che è superiore alle apparenze esteriori ed è sempre e dovunque degno di dignità: l’uomo ed è ancora meglio l’uomo nell’universo.
L’India, più di altri paesi, ha colto la necessità della non separazione dalla natura alla quale ciascuno tende a ricongiungersi armoniosamente. L’atteggiamento del popolo indiano non è di solo e semplice rispetto della natura, è qualcosa di intimo, assume un significato teleologico. Non c’è la gerarchia propria dell’Occidente che colloca ai piani superiori l’uomo produttore e ai piani inferiori la natura non pensante. […]
I progressi della scienza e della tecnica sono importanti ma non sono tutto; essi permettono di apprezzare l’evoluzione dell’umanità, ma non dovrebbero far dimenticare che sono solo dei prodotti dell’uomo, non l’uomo stesso. Se un paese risulta oggettivamente, secondo la misura impiegata, superiore all’altro per standard di vita, ciò non dovrebbe automaticamente portare ad affermare una superiorità legata alla persona, all’uomo in quanto tale.
La rivendicazione di Tagore circa il valore dell’uomo, perché uomo, è quanto mai attuale.
Nikihil una “strana creatura”, personaggio tra i più altamente significativi dei racconti tagoriani dice rivolto all’amico, simbolo quest’ultimo dell’uomo preso dal vortice della modernità occidentalizzante, interiormente spento: “Quel che mi preme dire è che la gente dell’Europa ogni cosa la guarda dal punto di vista scientifico. Ma l’uomo non è mera biologia, né psicologia e nemmeno sociologia. Per amor di Dio, non dimenticate questo. L’uomo è infinitamente più che la naturale conoscenza di se stesso. Tu mi deridi col chiamarmi pupillo di un maestro di scuola ma il pupillo sei tu non io. Tu vuoi trovare la verità dagli insegnanti della scienza e non dalla tua intima essenza”.
Dunque Tagore stesso si lascia guidare da una “verità” che ha sede in se stessi, più che negli altri, sebbene gli altri siano ritenuti importanti.
In un dibattito pubblico tenuto a Calcutta nel 1906, Tagore lesse una strofa di un antico poema sanscrito in cui si ritrova la profonda convinzione indiana intorno alla superiorità spirituale dell’uomo:
“Per la famiglia, sacrifica l’individuo;
per la comunità, la famiglia;
per la patria, la comunità;
per l’anima, il mondo intero”.
Il discorso fin qui sviluppato si può raccogliere in una riflessione del tipo: le scienze umane offrono delle indicazioni perfettibili delle quali ci si può servire, ma alle quali non va per nessuna ragione sottomesso l’uomo.
S. Chistolini Tagore Aurobindo Krishnamurti
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