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Visualizzazione dei post da maggio, 2008

ANTROPOLOGIA PER INSEGNARE

Nell’epoca della deterritorializzazione, dello “spazio cibernetico”, il concetto di patria continua a dare forme alle nostre identità culturali, particolarmente in quelle comunità sottoposte, per una ragione o per l’altra, alla diaspora o al trasferimento. E le voci antropologiche che hanno messo in discussione la “naturalità” della sedentarietà, le loro ricerche che, sia pur timidamente, hanno cercato di dimostrare l’”invenzione” e l’uso politico e manipolatorio di molte tradizioni che fondano culture ed etnie, non sono ascoltate con la dovuta attenzione: soprattutto sono pressoché ignorate dai mezzi di comunicazione di massa e dai nostri programmi scolastici. Troppo spesso il legame tra un luogo, la memoria e la nostalgia gioca ruoli colmi di ambiguità nell’immaginario collettivo e nella cultura popolare televisiva. A livello letterario questa ambiguità è stata analizzata con grande precisione da Salman Rushdie che in Patrie immaginarie così scrive: Forse gli scrittori nella mia stes

DEPRESSIONE E SUICIDIO

Ma che cosa c’è nella depressione che spinge così disperatamente al suicidio? È un mistero. Altri pazienti in condizioni obiettivamente più tragiche e senza alcuna speranza di guarigione, come i malati terminali, ci pensano molto meno e comunque, nell’eutanasia non si cerca la fine della vita, ma una morte migliore. Con profonda comprensione del senso tragico di questa malattia l’autrice chiama il suicidio «l’eutanasia della depressione». Il suicidio è un mistero, ma alcune cose si possono comprendere. La sofferenza del vivere e la perdita di ogni speranza rendono l’idea della morte una prospettiva di liberazione. La perdita di speranza deriva anche dalla certezza che la sua depressione non è curabile, e non è una depressione come le altre. Tale convinzione fa sì che il depresso rifiuti le terapie creando angosciosi problemi a chi lo assiste e al medico. La sofferenza psichica a volte, come nella depressione agitata, diventa un vero dolore psichico, straziante e insopportabile, e il ma

UNITA' DIDATTICA: MARIA MONTESSORI E LA PEDAGOGIA DELLA PACE

· Classe : V Liceo socio-psico-pedagocico · Durata: tre lezioni da due ore · Prerequisiti: conoscenza dei concetti principali del pensiero pedagogico di Maria Montessori, conoscenza della storia del XX secolo almeno fino alla seconda guerra mondiale · Obiettivi: conoscenza dei saggi Educare per la pace e Educate per la pace tratti dall’opera Educazione e pace di Maria Montessori, acquisire la capacità di confrontare il contesto storico in cui è nato questo testo con la situazione internazionale attuale, interiorizzazione dell’importanza del dialogo come mezzo per scongiurare i conflitti, formulare proposte formative per favorire lo sviluppo di una cultura di pace e del dialogo tra i coetanei · Metodi: prima lezione (due ore): far portare a scuola ai ragazzi articoli di quotidiani che trattano di conflitti attuali e farli leggere in classe, brein storming sul concetto di guerra e sul concetto di pace, introduzione al pensiero pedagogico di Montessori riguardante questo argomento;

L'AGGRESSIVITA'

Se per alcuni etologi quello aggressivo è un atteggiamento indotto e influenzato dall’ambiente; per la maggior parte degli autori l’aggressività è il modo di estrinsecarsi di una pulsione che si origina all’interno del corpo e deve scaricarsi, cioè manifestarsi al livello della coscienza e quindi essere soddisfatta come espressione di un bisogno. Secondo l’accezione freudiana essa deriverebbe dall’istinto di morte, Thanatos, contrapposto all’Eros, pulsione di autoconservazione. Per Jung è collegata ad una rappresentazione archetipica inconscia, mentre Lorenz postula che un impulso aggressivo di base abbia la funzione di conservazione della specie. Secondo Winnicott l’aggressività è sinonimo di attività, è spinta alla conoscenza che si produce nell’incontro/scontro con ciò che è altro da sé e che manifesta la spinta individuativa alla soggettività contro ciò che tenderebbe ad ostacolarla. È comunque indubitabile che l’aggressività fa parte della personalità umana in cui si manifesta pre

IL SUPERUOMO E' IL BAMBINO

Chi è, allora, l’oltreuomo? Non certamente un essere di razza superiore, e neppure – secondo una scorretta interpretazione politica degli anni del nazismo – un uomo appartenente ad una élite. Egli è un uomo “oltre” l’uomo, oltre «l’ultimo uomo» ancora incapace di una vera libertà, e, dunque, una figura che in un certo senso si proietta nel futuro (come lascia intendere il prefisso tedesco über-, “oltre”, appunto, di Übermensch). L’oltreuomo è un altro essere, un uomo “nuovo”, che è in grado di sopportare le implicazioni terribili della morte di Dio, di riconoscere e accettare il crollo di ogni principio assoluto e di ogni certezza. Egli è un essere libero, che agisce trovando in se stesso le ragioni e le risorse per condurre la propria vita. L’oltreuomo, in definitiva, è colui che è capace di reggere la visione di un mondo da cui tutti gli dei sono stati cacciati (un mondo “divinizzato”), che non solo si è liberato dai condizionamenti esterni e da ogni consolazione dottrinale, ma che h

LE PSICOPATIE

Con l’espressione disturbo della personalità si suole indicare quel comportamento di un soggetto ritenuto inadeguato nei rapporti interpersonali e di integrazione nella società tale da suscitare giudizi di valore negativo. I disturbi della personalità, o psicopatie, si differenziano da tutti gli altri disturbi psichici perché non dipendono né dalle alterazioni delle fondamentali funzioni mentali, quali intelligenza, coscienza, pensiero, memoria, umore, né da cause dovute ad ansie nevrotiche. Si attribuisce loro il significato di grave e permanente anomalia del carattere che favorisce comportamenti disturbati e sofferenze per gli altri, oltre che problemi di disadattamento sociale. Secondo la prospettiva criminologica, fra i più frequenti disturbi della personalità si indicano (Ponti): - Il disturbo schizoide di personalità o psicopatia disaffettiva, caratterizzato da aridità affettiva e insensibilità morale. I soggetti con questo disturbo presentano mancanza di pietà, indifferenza per