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Visualizzazione dei post da 2009

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PIAGET: LO SVILUPPO MENTALE DEL BAMBINO

Possiamo allora definire quali sono i meccanismi funzionali comuni ad ogni stadio. In modo del tutto generale possiamo dire (non solo confrontando ogni stadio al successivo ma ogni condotta all’interno di un qualsiasi stadio alla condotta successiva) che ogni azione – cioè ogni movimento ogni pensiero od ogni sentimento – risponde ad un bisogno. Il bambino come l’adulto non esegue alcuna azione esterna o anche totalmente interiore se non è spinto da un movente e tale movente si presenta sempre sotto forma di un bisogno (un bisogno elementare un interesse un interrogativo ecc.). Ma come ha ben dimostrato Claparède un bisogno è sempre la manifestazione di uno squilibrio: si ha bisogno quando qualche cosa al di fuori di noi o dentro di noi nella nostra struttura fisica o mentale si è modificato e quando si tratta di riadattare la condotta in funzione di questo cambiamento. La fame o la stanchezza per esempio determineranno la ricerca del nutrimento o del riposo; l’incontro con un oggetto

IL RITARDO MENTALE

Il ritardo mentale è nella sua essenza una grave alterazione della mente che si manifesta come sindrome psichiatrica globale legata al difetto di sviluppo delle funzioni astrattive della conoscenza e dell'adattamento. Questo aspetto psicopatologico è basale e centrale ma non unico, perché ad esso si possono associare disturbi della personalità, della condotta, del linguaggio, delle funzioni percettive e motorie nonché piccole o grandi malformazioni somatiche, sintomi sia nucleari del difetto astrattivo, sia concomitanti con esso ma dovuti a fattori distinti, genetici, lesionali o ambientali. Si tratta comunque di una sindrome complessa, che compromette in modo duraturo, e spesso permanente, la conquista delle funzioni più elevate della specie umane. Quelle funzioni che permettono, nello sviluppo normale, un pensiero fondato sull'interiorizzazione dell'esperienza e in particolare sulla capacità di astrarre da essa le leggi che legano gli eventi, i rapporti di causa e di effe

SCHEMA CORPOREO

Schema corporeo a livello verbale A quattro anni il bambino , su comando, tocca almeno 10 parti del proprio corpo, distingue le posizioni corporee semplici come seduto, in piedi …; riconosce se stesso e i famigliari in una foto. A cinque anni denomina su di sé e su un compagno, sia in posizione verticale che orizzontale: fronte, mento, guancia, labbra, orecchie, naso, capelli, ventre, piede, mano. A sei anni denomina anche: collo, dorso, spalle, unghie, ginocchia, talloni; imita e denomina posizioni simmetriche e asimmetriche senza tener conto della specularità. Schema corporeo a livello grafico Il disegno della figura umana dimostra non solo la capacità motoria e di espressione grafica, ma le conoscenze che il bambino possiede intorno al proprio corpo, poiché disegna ciò che sa e non ciò che vede. A quattro anni disegna un tondo per la testa, spesso occhi e bocca, le gambe e le braccia di regola escono dalla testa: il tronco è quasi sempre ignorato. Il risultato grafico può essere

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La scuola nell'antica Roma

Fu a partire dal II sec. A. C. che anche a Roma si vennero organizzando scuole sul modello greco, rivolte a dare una formazione grammaticale e retorica, legata alla lingua greca. Solo nel I sec. a. C. fu fondata una scuola di retorica latina, che riconosceva una dignità compiuta alla letteratura e alla lingua dei Romani. In breve tempo, poi, lo spirito pragmatico, proprio della cultura romana condusse ad una sistematica organizzazione delle scuole, divise per gradi e corredate da strumenti didattici specifici (i manuali). Quanto ai gradi le scuole erano divise in: 1) elementari (o del litterator o ludus , guidate dal ludi magister e rivolte a dare l'alfabetizzazione primaria col leggere, scrivere e, spesso, anche col calcolare; tale scuola si svolgeva in locali presi in affitto o nella casa dei ricchi; i ragazzi vi si recavano accompagnati dal paedagogus , scrivevano su tavolette di cera con lo stilo, imparavano le lettere dell'alfabeto poi la loro combinazione, calcolavano u

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DISTURBO ACUTO DA STRESS

Da PSYCHO-DIDA - Disturbo Acuto da Stress - A) Caratteristiche diagnostiche B) Manifestazioni e disturbi associati C) Caratteristiche collegate alla cultura D) Prevalenza E) Decorso F) Diagnosi differenziale G) Relazione con i criteri diagnostici per la ricerca dell’ICD-10 A) Caratteristiche diagnostiche La caratteristica essenziale del Disturbo Acuto da Stress è lo sviluppo di ansia, sintomi dissociativi e di altro tipo, che si manifestano entro 1 mese dalla esposizione ad un evento traumatico estremo. Sia durante l’esperienza dell’evento traumatico, che dopo l’evento, l’individuo presenta almeno tre dei seguenti sintomi dissociativi: - sensazione soggettiva di insensibilità, - distacco o assenza di reattività emozionale,- riduzione della consapevolezza dell’ambiente, - derealizzazione,- depersonalizzazione, o amnesia dissociativa. Dopo il trauma, l’evento traumatico viene rivissuto persistentemente e l’individuo mostra evitamento marcato degli stimoli che possono evocare ricordi del

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ILLUSIONI OTTICHE

LA MALATTIA SCHIZOFRENICA

EPIDEMIOLOGIA È un disturbo relativamente raro; l'incidenza varia in un range di cinque volte da 7,7 a 43,00 per 100.000, la prevalenza stimata life-time varia da 1 a 1,5 per 100 e la prevalenza trattata (pazienti in cura) in un anno da 25 a 50 per 100.000. I maschi hanno un'incidenza più elevata rispetto alle femmine (RR=1,4). Le condizioni socio-economiche disagiate e la residenza in ambienti urbani densamente popolati sono fattori di rischio. L'età di esordio è fra i 15 e i 35 anni (50% dei casi sotto i 25 anni); rara prima dei dieci e dopo i 40. CLINICA La schizofrenia può essere descritta come un disordine di integrazione di affetti e di pensiero, di volontà, di rappresentazione di sé caratterizzata da: una perdita di una relazione con l'ambiente basata su una "evidenza naturale" implicita; è una perdita di familiarità che espone ad un mondo esterno diventato minaccioso e drammaticamente incomprensibile; un vissuto di passività concretizzato nell'espe

EGOCENTRISMO E PERCEZIONE DELLO SPAZIO

La costruzione del mondo percettivo e mentale del bambino dipende sempre da un punto di vista: quello che egli percepisce di ciò che lo circonda dipende dal luogo e dalla posizione in cui egli si trova. Questo vale anche per l'adulto, non solo per il bambino, che rimane ancora rinchiuso in un mondo egocentrico, non riesce a farlo, ed è condizionato dalle leggi della percezione. Viene definito egocentrismo, dunque, un atteggiamento psichico caratterizzato dall'assenza di una distinzione fra il sentimento personale e la realtà oggettiva. Ciò che vale per sé vale per tutti. Nella percezione spaziale della realtà, da parte di un bambino, ciò significa che egli ritiene il suo punto di vista l'unico valido. Un oggetto può essere visto vicino, lontano, in alto, in basso, di qua o di là, ma il punto di riferimento è sempre di chi parla, il proprio io. Una prova sperimentale molto nota (che chiarisce quanto è stato detto) è quella che è stata detta da Piaget : partendo da un disegno

IL COMPUTER COME STRUMENTO DIDATTICO

Poiché il linguaggio forma e trasforma, ma anche deforma l'immagine mentale, e quindi il pensiero, un programma didattico va svolto usando «materiali» come figure, letture, espressioni linguistiche, e così via, cercando di dare al bambino una certa consapevolezza delle qualità sociali e convenzionali del mezzo. Giochi semplici di anagrammi gli consentono di rendersi conto della funzione delle singole lettere; le espressioni allegoriche sono «giochi» di pensiero che, come veri giocattoli, aiutano a superare barriere altrimenti invalicabili. Nell'apprendimento della lettura, le cui difficoltà andrebbero programmate e verificato il momento del superamento, uno strumento didattico molto utile si è dimostrato il computer. Come è stato già messo in evidenza con il computer, è possibile elaborare un programma che guidi il bambino sin dai primi passi dell'apprendimento della lettura e ne controlli il processo di apprendimento fino al conseguimento dello scopo, ossia sino alla lettu

AUTISMO

Freeman (1997) ha riassunto in modo efficace gli assunti su cui si basa l’attuale definizione dell’autismo: · È una sindrome clinica (definita su base comportamentale), nonché non è stato ancora identificato un elemento oggettivo che accomuni tutti i casi dal punto di vista biomedico e perché, come altre sindromi, si caratterizza in sottotipi diversi per eziologia e trattamento; · È un disturbo a spettro che presuppone cioè un continuum di sintomi combinati in modo anche molto diverso fra loro con livelli di gravità differenti; · È una diagnosi in evoluzione perché, come vedremo, l’espressione dei sintomi varia a seconda dell’età e del livello di sviluppo dell’individuo affetto dal disturbo; · È una diagnosi di tipo retrospettivo perché richiede un’attenta ricostruzione dello sviluppo dell’individuo dato che l’età di insorgenza e il tipo di manifestazioni variano da individuo a individuo; · È un disturbo ubiquitario poiché diffuso in tutto il mondo , in tutte le razze e in tutti i tipi

EPILESSIA

L’epilessia è una malattia o, meglio ancora, una sindrome patologica. Questo è il primo dato importante da sottolineare. Infatti, per moltissimo tempo si associava la crisi epilettica a qualcosa di demoniaco, di inspiegabile e soprattutto era considerata un fenomeno da nascondere. Si dice soffrissero di tale patologia grandi personaggi, come Alessandro Magno, Giulio Cesare, Giovanna D’Arco o Napoleone; certamente ne soffrivano Dostoewski, Flaubert, Paganini, van Gogh, una prova che l’epilessia non lede le capacità intellettive, né il rendimento nella vita pratica. Nelle forme abituali non porta nessuna menomazione nell’ambito della vita quotidiana e del successo professionale. L'epilessia è caratterizzata dalla ripetizione di crisi epilettiche, dovute ad una iperattività delle cellule nervose cerebrali (i cosiddetti "neuroni"). Si verifica infatti, paradossalmente, un eccesso di funzione del sistema nervoso: alcune cellule del cervello incominciano a lavorare ad un ritmo

DISLESSIA

La Dislessia è un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA). Con questo termine ci si riferisce ai soli disturbi delle abilità scolastiche ed in particolare a: DISLESSIA, DISORTOGRAFIA, DISGRAFIA E DISCALCULIA. La principale caratteristica di questa categoria è le sue specificità, ovvero il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità (lettura, scrittura, calcolo) lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Ciò significa che per avere una diagnosi di dislessia, il bambino NON deve presentare: deficit di intelligenza, problemi ambientali o psicologici, deficit sensoriali o neurologici. Tale disturbo è determinato da un'alterazione neurobiologica che caratterizza i DSA (disfunzione nel funzionamento di alcuni gruppi di cellule deputate al riconoscimento delle lettere-parole e il loro significato). La dislessia è una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo corretto e fluente. Leggere e scrivere sono considerati atti così semplici e

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COMPORTAMENTISMO SOGGETTIVISTICO E INTELLIGENZA ATIFICIALE

L'analogia tra l'elaborazione dell'informazione nei sistemi artificiali e nel sistema uomo venne sviluppata sistematicamente nel libro del 1960 Piani e struttura del comportamento da George A. Miller, Eugene Galanter e Karl Pribram. Ribaltando l'assunto tradizionale per cui anche le abilità complesse, come il linguaggio, possono essere spiegate in termini di sequenze periferiche di associazioni di stimoli, questi autori affermavano che potenzialmente tutto il comportamento è pianificato centralmente proprio come un computer che è programmato per svolgere certe operazioni. Così il "piano", cioè una struttura che caratterizza, definendola, la rappresentazione del mondo esterno da cui ha origine il comportamento, fornisce il fondamento concettuale per interpretare i processi cognitivi. In questa prospettiva il comportamento è considerato come un insieme complesso di meccanismi di controllo autoregolantesi la cui unità base è TOTE (Test- Operate-Test-Exit), cioè

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DEFINIZIONI SOCIOLOGICHE

Definizioni di Paolo Ceri tratte da Sociologia, i soggetti, le strutture, i contesti , Editori Laterza, Bari, 2007. CONTESTO DELL'AZIONE 3 diversi contesti a cui corrispondono 3 distinti livelli di analisi sociologica. 1° Livello: contesto dei rapporti sociali , definizione: i rapporti sociali sono "i tipi di legame strutturale - indipendente dall'intenzionalità e dalla coscienza dell'attore – che definiscono i gradi di libertà di attori aventi, in misura uguale o diversa, bisogno uno dell'altro." 2° Livello: contesto delle relazioni sociali , definizione: "le relazioni sociali sono dei tipi di connessione che nel reciproco riferimento intenzionale s'instaurano, in modo simmetrico e asimmetrico, tra soggetti che orientano il proprio comportamento tenendo conto dell'atteggiamento dell'altro". 3° Livello: contesto delle interazioni sociali , definizione: "le interazioni sociali sono le relazioni interpersonali tramite le quali gli indi

Spaemann: L’origine della sociologia dallo spirito della Restaurazione

Bonald condivide con la filosofia della sua epoca la non conoscenza della Scolastica, che emerge da queste parole; significativamente solo con un'osservazione di Leibninz egli può attenuare il suo giudizio sulla filosofia medievale: «Vi è oro nascosto nel cumulo di spazzatura della Scolastica» III 14. La filosofia moderna inizia con tre riformatori: Bacone , Descartes , Leibniz. «Bacone ha avvertito per primo la necessità di ricostruire questo edificio (la filosofia), proprio come se esso non fosse mai stato edificato». (III 16). Tuttavia con lui inizia soltanto un nuovo aristotelismo. Il suo interesse considera principalmente le scienze della natura; la conoscenza è per lui essenzialmente classificazione terminologica dei fenomeni. Egli è il precursore dell'empirismo moderno e del materialismo. «Descartes, per riformare la filosofia, ha iniziato a riformare l'atteggiamento del suo spirito» (III 19). Negli scritti di Bonald egli si trova sempre in una singolare luce ambigua

LA STAMPERIA DI FREINET

LA TIPOGRAFIA SCOLASTICA – CORRISPONDENZA INTERSCOLASTICA – SCATOLE DI LAVORO PER ESPERIMENTI SCHEDE PROGRESSIVE ED AUTOCORRETTIVE . L’innovazione più celebre è senza dubbio costituita dalla “Tipografia Scolastica”. Sebbene semplificata in molti procedimenti tecnici, così da essere poco costosa e facilmente maneggevole per i fanciulli, essa è una vera tipografia, capace di stampe nitide e di tirature elevate. I fanciulli apprendono a riflettere, a leggere, a scrivere, a lavorare maneggiando i caratteri tipografici, allineandoli sul regolo, tirando le bozze di stampa, che correggono con il maestro. Nasce così l’idea del “libro di vita (oggi chiamato giornalino scolastico)”; i testi variamente elaborati erano oggetto di ulteriori discussioni, erano esposti e potevano offrire l’opportunità per avviare un dialogo con ragazzi di altre classi o di altre scuole. E’ questa una ulteriore tecnica quella della “corrispondenza interscolastica” molto stimolante per rompere l’isolamento degli scolar

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TASSONOMIA DEGLI OBIETTIVI COGNITIVI DI BLOOM

OBIETTIVO:manifestazione esterna dell'apprendimento   La tassonomia degli obiettivi cognitivi di B. S. Bloom CONOSCENZA Di contenuti specifici Di termini Di fatti specifici Di modi e mezzi di trattare contenuti specifici Di convenzioni Di tendenze e sequenze Di classificazioni e categorie Di criteri Di metodologie Di universali e di astrazioni in un campo Di principi e di generalizzazioni Di teorie e strutture COMPRENSIONE Traduzione Interpretazione Estrapolazione APPLICAZIONE ANALISI Di elementi Di relazioni Di principi organizzativi SINTESI Produzione di una comunicazione unica Produzione di un piano o di una sequenza di operazioni Derivazioni di una serie di relazioni astratte VALUTAZIONE Capacità di esprimere giudizi in termini di criteri interni Capacità di esprimere giudizi in termini di criteri esterni B. Vertecchi Manuale della valutazione. Analisi degli apprendimenti e dei contesti

IL COSMOPOLITISMO DEL RISCHIO

In precedenza abbiamo distinto tra cosmopolitizzazione e sguardo cosmopolita e abbiamo sviluppato l'argomento correlato, secondo cui la cosmopolitizzazione avviene perlopiù come effetto collaterale , non voluto e forzato. Del tutto diversa è la questione se la cosmopolitizzazione degli effetti collaterali diventi consapevole – porti cioè a uno sguardo cosmopolita – o addirittura produca una sfera pubblica globale. La teoria della società globale del rischio offre un modello di crisi di interdipendenza che rende possibile studiare sia sul piano teorico che su quello empirico questo nesso tra la cosmopolitizzazione latente e inevitabile e la sua consapevolezza pubblica mondiale, consentita dall'esplodere degli scandali. Sta nascendo un sistema di "cosmopolitismo del rischio", nel quale un grado eccezionale di interdipendenza cosmopolitica, esso stesso un effetto collaterale di effetti collaterali di sfere pubbliche mondiali, porta i conflitti e le comunanze transnaziona

CIASCUNO DEVE ESSERE SE STESSO

Entro questa prospettiva sembra si precisi la questione delle classi, che si distinguono quanto a competenze, ma che si risolvono nell'unità dialettica dello Stato, in armonia, senza conflitti di poteri, svolgendo ciascuna la propria funzione. Platone sa con questo di avanzare una proposta paradossale relativamente al modo in cui sono costituiti gli Stati del suo tempo. Egli in realtà sottolinea che tutti gli uomini sono uguali, sono tutti fratelli e che le distinzioni non sono dovute né a privilegi di nascita né al fatto di essere figli di governanti o di operai. Se un figlio di operaio nasce dalla razza aurea (cioè con le capacità d'essere un governante) sarà governante, sì come uno che, figlio di difensore (razza d'argento) o di governante, abbia in sé la razza di ferro e di rame (operaio) sarà lavoratore, nel senso più lato (contadino, tecnico, scienziato, avvocato, maestro e cos'ì via). Ciascuno deve essere se stesso, ma l'essere ciascuno sé, sapere ciò che a c

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LA RELAZIONE D'AIUTO

La relazione d’aiuto quale emerge dalle riflessioni precedenti appare di un polimorfismo variegato che tuttavia si sostanzia di alcuni punti fermi individuabili e riconoscibili. Per meglio coglierli indulgiamo nel soffermarci brevemente su un ulteriore ricerca di significato, ascrivibile ai termini relazione e aiuto. La relazione è un rapporto fra due o più persone che presuppone una qualità e una modalità di svolgimento e all’interno di questa comunicazione ciascuno dei poli interessati esprime il proprio modo di essere. […] Ogni relazione comporta una condizione di reciprocità all’interno della quale ognuna delle parti in causa può subire delle modificazioni attraverso il rapporto con l’altra, con la conseguenza che si crea un legame. Infine è opportuno ricordare la necessità di considerare e valutare il contesto all’interno del quale la relazione si sviluppa e l’importanza che i cambiamenti di prospettiva possono giocare nell’evoluzione della relazione [Colotto 2000]. La relazione d