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FENOMENOLOGIA E APPRENDIMENTO



I, fenomenologi, al contrario, sono convinti che l’apprendimento non sia legato tanto a fattori come gli stimoli e i rinforzi, pur non negandone l’utilità, ma ipotizzando che i “veri” apprendimenti e insegnamenti siano legati a condizioni dell’esperienza dei soggetti: quello che le persone sentono di imparare (o non imparare) e di insegnare (o non insegnare). È l’esperienza, l’Erlebnis (in tedesco, lingua principale dei fondatori di questa prospettiva), esperienza soggettiva, fenomenica che determina i cambiamenti, le trasformazioni. Uno stimolo, un premio, una informazione, un concetto, una vicenda che mi è capitata, la imparo (insegno) bene solo a condizione che ne abbia fatto una esperienza fenomenica (qualcosa che, per usare una metafora, è in un punto di intersezione tra cognizione, emozione, affettività, socializzazione ecc.). Oggi potremmo forse avvicinare tale condizione a ciò che si chiama, dopo gli anni Settanta, metacognizione, metacontrollo, qualcosa cioè su cui il soggetto riflette attivamente, su cui si propone di esercitare un qualche controllo consapevole. Gli insegnanti, quindi, dovrebbero costantemente promuovere questo atteggiamento metacognitivo, di metacontrollo, attraverso insegnamenti “intelligenti”, basati sul porre domande, quesiti che esercitino le capacità di pensiero e soluzione di problemi degli allievi, qualunque sia l’informazione, il concetto in questione, dal più semplice ed elementare al più complesso e astruso.
In conclusione, sono le condizioni della coscienza ( ciò di cui ho coscienza) che determinano i miei cambiamenti, le trasformazioni degli esseri umani in quanto esseri complessi, intelligenti, soprattutto dotati di coscienza.
Luigi Aprile Le scienze della formazione

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