EPIDEMIOLOGIA
È un disturbo relativamente raro; l'incidenza varia in un range di cinque volte da 7,7 a 43,00 per 100.000, la prevalenza stimata life-time varia da 1 a 1,5 per 100 e la prevalenza trattata (pazienti in cura) in un anno da 25 a 50 per 100.000. I maschi hanno un'incidenza più elevata rispetto alle femmine (RR=1,4).
Le condizioni socio-economiche disagiate e la residenza in ambienti urbani densamente popolati sono fattori di rischio. L'età di esordio è fra i 15 e i 35 anni (50% dei casi sotto i 25 anni); rara prima dei dieci e dopo i 40.
CLINICA
La schizofrenia può essere descritta come un disordine di integrazione di affetti e di pensiero, di volontà, di rappresentazione di sé caratterizzata da:
- una perdita di una relazione con l'ambiente basata su una "evidenza naturale" implicita; è una perdita di familiarità che espone ad un mondo esterno diventato minaccioso e drammaticamente incomprensibile;
- un vissuto di passività concretizzato nell'esperienza di essere influenzati, controllati, agiti, diretti dal mondo esterno;
- un vissuto più o meno pervasivo di autoriferimento per cui si avverte e si percepisce che niente è casuale, ma tutto ( parole, intenzioni, stimoli, segnali) è come riferito a sé (autoriferimento);
- un quadro sintomatologico molto vario in cui emergono allucinazioni, deliri, comportamenti peculiari o bizzarri; spesso tendenza ad un progressivo ritiro in se stessi con drastica riduzione dei rapporti sociali.
DIAGNOSI
Il DSM-IV TR (2001) definisce la diagnosi in maniera empirica, con una sorta di algoritmo (criteri operativi).
Oltre la dimensione clinica la valutazione diagnostica del DSM-IV considera significativa la disfunzione sociale correlata alla malattia e identifica un criterio temporale per porre diagnosi certa di schizofrenia (la sintomatologia deve persistere, anche in forma parziale, almeno sei mesi, includendo in questo periodo anche il mese della fase attiva). Viene classificato anche il decorso longitudinale in categorie semplici. I sottotipi della schizofrenia vengono tradizionalmente identificati in base alla prevalenza di alcune caratteristiche sintomatologiche al momento della valutazione: tipo paranoide, disorganizzato, catatonico, indifferenziato, residuo.
CRITERI DIAGNOSTICI PER LA SCHIZOFRENIA
Criterio A. Sintomi caratteristici: due o più dei sintomi seguenti, ciascuno presente per un periodo di tempo significativo durante un periodo di un mese (o meno se trattati con successo):
- deliri
- allucinazioni
- eloquio disorganizzato (per es. frequenti deragliamenti o incoerenza)
- comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico
- sintomi negativi, cioè appiattimento dell'affettività, alogia, abulia
(Nota: è richiesto un solo sintomo del criterio A se i deliri sono bizzarri, o se le allucinazioni consistono di una voce che continua a commentare il comportamento o i pensieri del soggetto, o di due o più voci che commentano tra loro).
M. G. Martinetti, M. C. Stefanini, Approccio evolutivo alla neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza.
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