La relazione d’aiuto quale emerge dalle riflessioni precedenti appare di un polimorfismo variegato che tuttavia si sostanzia di alcuni punti fermi individuabili e riconoscibili. Per meglio coglierli indulgiamo nel soffermarci brevemente su un ulteriore ricerca di significato, ascrivibile ai termini relazione e aiuto.
La relazione è un rapporto fra due o più persone che presuppone una qualità e una modalità di svolgimento e all’interno di questa comunicazione ciascuno dei poli interessati esprime il proprio modo di essere. […] Ogni relazione comporta una condizione di reciprocità all’interno della quale ognuna delle parti in causa può subire delle modificazioni attraverso il rapporto con l’altra, con la conseguenza che si crea un legame. Infine è opportuno ricordare la necessità di considerare e valutare il contesto all’interno del quale la relazione si sviluppa e l’importanza che i cambiamenti di prospettiva possono giocare nell’evoluzione della relazione [Colotto 2000].
La relazione d’aiuto per essere tale, è necessario che in primo luogo sia una relazione, vale a dire esca dalla rigida visione dell’altro coincidente con il suo bisogno, relegato, espresso ed esemplificato in un’attribuzione in cui risulta reso mero oggetto di intervento unidirezionale, per accedere ad un’altra dimensione relazionale, che parte dal riconoscere nell’altro la persona e si articola nell’ottica dello scambio fecondo declinato sul versante della professionalità.
Questa considerazione, come le successive, ci sposta su una tematica che verrà ripresa in seguito, relativa all’importanza della formazione dell’operatore per poter garantire i livelli di professionalità auspicati.
Semanticamente il termine aiuto indica l’azione prestata a qualcuno in difficoltà o la risposta ad un’invocazione di soccorso nei termini di appoggio, collaborazione, assistenza. Qual è tuttavia il modo adeguato di prestare aiuto in una relazione e di fornire ciò che il termine in sé implica e richiede?
Evidentemente ogni forma di aiuto va contestualizzata e diversa sarà la relazione di aiuto dell’insegnante che implica una situazione formativa legata al progressivo padroneggiamento del contesto attraverso l’utilizzo del sapere, all’interno della quale emerge in primo piano la capacità dell’insegnante non solo di trasmettere conoscenze ma di riconoscere e contare su risorse positive dello studente, da attivare in chiave di autoformazione e motivazione della crescita personale e disciplinare.
A. Di Fabuio, Couseling e relazione d’aiuto.
La relazione è un rapporto fra due o più persone che presuppone una qualità e una modalità di svolgimento e all’interno di questa comunicazione ciascuno dei poli interessati esprime il proprio modo di essere. […] Ogni relazione comporta una condizione di reciprocità all’interno della quale ognuna delle parti in causa può subire delle modificazioni attraverso il rapporto con l’altra, con la conseguenza che si crea un legame. Infine è opportuno ricordare la necessità di considerare e valutare il contesto all’interno del quale la relazione si sviluppa e l’importanza che i cambiamenti di prospettiva possono giocare nell’evoluzione della relazione [Colotto 2000].
La relazione d’aiuto per essere tale, è necessario che in primo luogo sia una relazione, vale a dire esca dalla rigida visione dell’altro coincidente con il suo bisogno, relegato, espresso ed esemplificato in un’attribuzione in cui risulta reso mero oggetto di intervento unidirezionale, per accedere ad un’altra dimensione relazionale, che parte dal riconoscere nell’altro la persona e si articola nell’ottica dello scambio fecondo declinato sul versante della professionalità.
Questa considerazione, come le successive, ci sposta su una tematica che verrà ripresa in seguito, relativa all’importanza della formazione dell’operatore per poter garantire i livelli di professionalità auspicati.
Semanticamente il termine aiuto indica l’azione prestata a qualcuno in difficoltà o la risposta ad un’invocazione di soccorso nei termini di appoggio, collaborazione, assistenza. Qual è tuttavia il modo adeguato di prestare aiuto in una relazione e di fornire ciò che il termine in sé implica e richiede?
Evidentemente ogni forma di aiuto va contestualizzata e diversa sarà la relazione di aiuto dell’insegnante che implica una situazione formativa legata al progressivo padroneggiamento del contesto attraverso l’utilizzo del sapere, all’interno della quale emerge in primo piano la capacità dell’insegnante non solo di trasmettere conoscenze ma di riconoscere e contare su risorse positive dello studente, da attivare in chiave di autoformazione e motivazione della crescita personale e disciplinare.
A. Di Fabuio, Couseling e relazione d’aiuto.
Commenti
Posta un commento