
Sul versante della psicoanalisi e della psicologia dello sviluppo l’importanza della comunicazione interpersonale viene sottolineata in modo anche più radicale. Il modello delle relazioni oggettuali, oggi dominante nel panorama psicoanalitico, sostiene che gli affetti, e perfino le pulsioni, possono svilupparsi e acquistare una determinata coloritura psicologica solo all’interno di una fitta rete di relazioni interpersonali e comunicative (Greenderg, Michell, 1986).
Sul piano strettamente concettuale, l’importanza attribuita nell’ambito psicoanalitico alla comunicazione è andata di pari passo con la teorizzazione sullo sviluppo del Sé e della sua componente narcisistica. Il concetto di Sé, essendo fondato sulla condivisione delle esperienze interpersonali, acquista forza e spessore teorico nella misura in cui ingloba il concetto dell’Altro, sia come rappresentazione sia come modalità di relazione interpersonale. In principio – potremmo affermare – era la relazione, senza la quale il Sé, come struttura interna e come autocoscienza, non potrebbe esistere. Oggi sono ormai tutti più o meno concordi nel sostenere che l’intrapsichico assume forma e sostanza attraverso una progressiva (e talvolta conflittuale) interiorizzazione delle esperienze e delle relazioni interpersonali.
Concetti analoghi sono stati teorizzati anche nei modelli più recenti della psicologia dello sviluppo, e in particolare di quelli che fanno capo ad autori come Stern (1987) e Greenspan (1997). Il valore fondante dei processi interattivi, relazionali e comunicativi ai fini dello sviluppo non soltanto della sfera affettiva e sociale, ma anche di quella cognitiva non viene mai posto in discussione. Per questi autori, il bambino dimostra di essere fin dalla nascita molto più attivo e competente di quanto non sia mai apparso precedentemente ed è proprio in forza della sintonizzazione affettiva e comunicativa (affect attunement) con le figure adulte di riferimento che viene messo in condizione di costruire quella “architettura della mente” che gli permette successivamente lo sviluppo integrato dell’intelligenza con l’affettività.
C. Fratini La comunicazione educativa
Sul piano strettamente concettuale, l’importanza attribuita nell’ambito psicoanalitico alla comunicazione è andata di pari passo con la teorizzazione sullo sviluppo del Sé e della sua componente narcisistica. Il concetto di Sé, essendo fondato sulla condivisione delle esperienze interpersonali, acquista forza e spessore teorico nella misura in cui ingloba il concetto dell’Altro, sia come rappresentazione sia come modalità di relazione interpersonale. In principio – potremmo affermare – era la relazione, senza la quale il Sé, come struttura interna e come autocoscienza, non potrebbe esistere. Oggi sono ormai tutti più o meno concordi nel sostenere che l’intrapsichico assume forma e sostanza attraverso una progressiva (e talvolta conflittuale) interiorizzazione delle esperienze e delle relazioni interpersonali.
Concetti analoghi sono stati teorizzati anche nei modelli più recenti della psicologia dello sviluppo, e in particolare di quelli che fanno capo ad autori come Stern (1987) e Greenspan (1997). Il valore fondante dei processi interattivi, relazionali e comunicativi ai fini dello sviluppo non soltanto della sfera affettiva e sociale, ma anche di quella cognitiva non viene mai posto in discussione. Per questi autori, il bambino dimostra di essere fin dalla nascita molto più attivo e competente di quanto non sia mai apparso precedentemente ed è proprio in forza della sintonizzazione affettiva e comunicativa (affect attunement) con le figure adulte di riferimento che viene messo in condizione di costruire quella “architettura della mente” che gli permette successivamente lo sviluppo integrato dell’intelligenza con l’affettività.
C. Fratini La comunicazione educativa
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