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FREUD (1856/1939)



Una delle tesi fondamentali della teoria freudiana è che, molto prima di raggiungere l’adolescenza, i bambini hanno piaceri e fantasie sessuali, o sensuali, che derivano dalla stimolazione di varie parti del loro corpo. Secondo questa teoria della sessualità infantile, lo sviluppo nei primi 6 anni avviene attraverso 3 stadi psicosessuali. Ogni stadio è caratterizzato dal focalizzarsi dell’interesse e del piacere in una particolare parte del corpo. Nel primo ano di vita, è la bocca (fase orale); nel secondo e terzo anno è l’ano (fase anale); negli anni prescolari, è il pene (fase fallica). In ogni fase, la soddisfazione sensuale associata a queste regioni del corpo è collegata ai principali bisogni e conflitti che sono tipici delle varie età dell’infanzia. Durante la fase orale, per esempio, sono cruciali il calore e il contatto fisico, così che il bambino prova piacere nel succhiare e (più tardi) nel mordere, e sviluppa un attaccamento emotivo nei confronti della persona che gli assicura queste gratificazioni orali. Durante la fase anale, sono di primaria importanza i piaceri relativi al controllo e all’autocontrollo – inizialmente in connessione con la defecazione e l’addestramento degli sfinteri. Durante la fase fallica, il piacere deriva dalla stimolazione genitale e l’interesse del bambino per le differenze fisiche tra i due sessi porta allo sviluppo dell’identità sessuale e all’identificazione con i valori morali del genitore dello stesso sesso.
Freud sostenne inoltre che ogni fase è accompagnata da potenziali conflitti tra il bambino e i genitori, come quelli concernenti lo svezzamento o l’addestramento degli sfinteri. Il modo in cui il bambino sperimenta quei conflitti influisce sui fondamenti della sua personalità e sugli schemi di comportamento di tutta la sua esistenza. Infine, dopo un periodo di 5 o 6 anni di latenza sessuale, durante il quale le forze sessuali sono inattive, l’individuo entra in una finale fase psicosessuale, la fase genitale, che è caratterizzata da interessi sessuali maturi e dura per tutta la vita adulta.

Es, Io e Super-IoPer spiegare le dinamiche dello sviluppo psicologico, Freud identificò tre componenti della personalità: Es, Io e Super-Io. L’Es, che è presente fin dalla nascita, è la fonte degli impulsi inconsci che tendono al soddisfacimento dei nostri bisogni. Esso opera in base al principio del piacere, ossia cerca di ottenere la gratificazione immediata. In altri termini, l’Es vuole qualunque cosa gli sembri fonte di soddisfazione e di godimento – e la vuole subito. Il bambino di poche mesi, impaziente e affamato, che strilla nel cuore della notte perché vuole essere nutrito, è tutto Es.
Gradualmente, a mano a mano che il bambino impara che anche le altre persone hanno loro proprie esigenze e che la gratificazione deve talvolta essere posticipata, l’Io comincia a svilupparsi. Questo aspetto razionale della personalità, che emerge a causa di esperienze frustranti come lo svezzamento e l’addestramento al controllo degli sfinteri, ha il ruolo di mediare tra le sfrenate richieste dell’Es e i limiti imposti dal mondo reale. L’io opera secondo il principio di realtà: esso cerca di soddisfare le richieste dell’Es in modi realistici e appropriati, che accettano la vita per quello che è, non per quello che l’Es vorrebbe che fosse.
L’Io inoltre lotta per tenere a bada un’altra forza irrazionale. A 4 o 5 anni circa, quando il bambino comincia a identificarsi con le norme morali dei genitori durante la fase fallica, inizia a svilupparsi il Super-Io.
Il Super-Io è come un’inflessibile coscienza che distingue ciò che è giusto da ciò che è sbagliato in termini realisticamente moralistici. Il suo principale obiettivo è conseguire la perfezione e tenere l’Es sotto controllo. Pertanto, è funzione specifica dell’Io mediare tra i desideri primari dell’Es e il risoluto sforzo del Super-Io di inibire quei desideri.

L’Io e lo sviluppoSecondo la teoria psicoanalitica, l’Io guida il corso dei mutamenti evolutivi innescati dalla maturazione fisica, dalle pressioni e opportunità presenti nell’ambiente e dai conflitti interni al bambino stesso. L’evolversi di nuove abilità, capacità di discernimento e competenza è in gran parte il prodotto della lotta che l’Io compie per giungere a dominare le difficoltà intrapsichiche e ambientali. Gli individui psicologicamente sani sviluppano un Io forte in grado di gestire con competenza anche le esigenze dell’Es e del Super-Io. Tuttavia, in alcune circostanze, per far fronte al conflitto interno o alle richieste dell’ambiente, l’Io può affidarsi a meccanismi di difesa. Uno dei meccanismi di difesa a cui più comunemente si fa riferimento è la rimozione – ossia, l’estromissione dalla coscienza di un ricordo, un’idea un impulso che turba per sospingerlo nell’inconscio, dove non costituisce più una minaccia attiva. A causa della rimozione, per esempio, un bambino traumatizzato potrebbe non ricordare di aver assistito ad un terrificante incidente, e così non sarebbe angosciato da espliciti ricordi dell’evento. Allo stesso tempo, tuttavia, la rimozione impedisce all’individuo di affrontare in maniera razionale e mediata un’esperienza dolorosa o comunque fonte di turbamento. Inoltre, la memoria di quell’ esperienza rimane nell’inconscio, da dove può continuamente disturbare il comportamento e il pensiero (per esempio, il bambino può avere una paura irrazionale dei luoghi e degli oggetti associati all’incidente). Secondo Freud questo lascito inconscio può durare tutta la vita, minando il sano funzionamento della personalità per ragioni che rimangono sconosciute all’individuo.
La teoria psicoanalitica sostiene perciò che ogni adulto eredita dai conflitti della sua infanzia un lascito di problemi, assieme a particolari modalità per affrontarli. A seconda delle esperienze precoci, alcuni di noi sono maggiormente in grado di altri di far fronte agli stress della vita quotidiana.
K. Stassen Berger Lo sviluppo della persona

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