IMMORTALITÀ DELL’ANIMA E TEORIA DELLE IDEE
Platone nel Fedone lega la teoria delle idee a quelle dell’immortalità dell’anima e della reminiscenza; se una di queste dottrine dovesse essere dimostrata falsa, cadrebbero anche le altre. Infatti attraverso il dialogo di Socrate sostiene, riallacciandosi alle credenze orfiche, che le anime dopo la morte vanno nell’Ade e successivamente fanno ritorno sulla terra reincarnandosi nuovamente. Questo significa che esse sopravvivono nell’Ade altrimenti non potrebbero rinascere. Per dimostrare queste affermazioni Socrate vuole provare che i vivi si generano dai morti, così come i morti si generano dai vivi. Data per comunemente accettata la teoria che ogni cosa si genera dal suo contrario (es. il caldo viene dal freddo), e visto che i contrari sono due, sono due anche i processi che hanno luogo fra questi contrari: uno che porta dal primo al secondo, l’altro che porta a ritroso dal secondo al primo (es. dal freddo al caldo e dal caldo al freddo). Come ci sono i contrari veglia-sonno con i relativi processi (quello che va dalla veglia al sonno è l’addormentarsi, mentre quello che va dal sonno alla veglia è il risvegliarsi), ci sono anche i contrari vita-morte. Anche per questi ultimi ci sono due processi: uno che va dalla vita alla morte che è il morire e uno che va dalla morte alla vita che è il rivivere. Ma per rivivere e reincarnarsi in un corpo le anime devono non cessare di essere e continuare ad essere in qualche luogo dopo la morte. Socrate spiega la teoria della reminiscenza affermando che ricordare significa richiamare alla mente cose già sapute prima. I nostri ricordi si basano su precise leggi dell’associazione: possiamo, vedendo una cosa, ricordarci di un’altra diversa, che di solito vediamo associata a questa per continuità; così come possiamo, vedendo una data cosa, ricordarci di una cosa simile ad essa in virtù di questa associazione di somiglianza. Da ciò si deduce che la reminiscenza può aver luogo sia dai dissimili per associazione di contiguità che dai simili per associazione di somiglianza.
Secondo Socrate nel comparare cose uguali noi scopriamo di avere e usare la conoscenza dell’uguale in sé, l’essenza pura di uguale che i nostri sensi non hanno mai colto perché gli uguali sensibili aspirano ad essere come l’uguale in sé ma rimangono molto inferiori ad esso, sono imperfetti. L’esperienza dell’uguale in sé non ci deriva dalla vita sensibile, quindi questa conoscenza l’abbiamo appresa prima di questa vita. Prima di nascere noi conoscevamo l’uguale in sé, le Idee geometrico-matematiche, le Idee di valori morali ed estetici. Con la nascita l’anima dimentica queste conoscenze che, attraverso la conoscenza sensibile, recuperiamo. Si definisce reminiscenza il recuperare le conoscenze originarie. Tutti gli uomini hanno in sé potenzialmente le conoscenze delle Idee ma non tutti le sanno e le vogliono trarre in atto. Socrate sostiene che se le anime prima di nascere posseggono le conoscenze delle realtà pure, delle Idee, significa che esse preesistono alla nascita. La dottrina della preesistenza dell’anima poggia sulla dottrina delle Idee; successivamente Socrate, attraverso la seconda e la terza prova dell’immortalità dell’anima, dimostra che non soltanto le anime esistono già prima della nascita ma che sono immortali, esistono anche dopo la morte, in questo sono simili alle Idee e agli Dei.
Platone nel Fedone lega la teoria delle idee a quelle dell’immortalità dell’anima e della reminiscenza; se una di queste dottrine dovesse essere dimostrata falsa, cadrebbero anche le altre. Infatti attraverso il dialogo di Socrate sostiene, riallacciandosi alle credenze orfiche, che le anime dopo la morte vanno nell’Ade e successivamente fanno ritorno sulla terra reincarnandosi nuovamente. Questo significa che esse sopravvivono nell’Ade altrimenti non potrebbero rinascere. Per dimostrare queste affermazioni Socrate vuole provare che i vivi si generano dai morti, così come i morti si generano dai vivi. Data per comunemente accettata la teoria che ogni cosa si genera dal suo contrario (es. il caldo viene dal freddo), e visto che i contrari sono due, sono due anche i processi che hanno luogo fra questi contrari: uno che porta dal primo al secondo, l’altro che porta a ritroso dal secondo al primo (es. dal freddo al caldo e dal caldo al freddo). Come ci sono i contrari veglia-sonno con i relativi processi (quello che va dalla veglia al sonno è l’addormentarsi, mentre quello che va dal sonno alla veglia è il risvegliarsi), ci sono anche i contrari vita-morte. Anche per questi ultimi ci sono due processi: uno che va dalla vita alla morte che è il morire e uno che va dalla morte alla vita che è il rivivere. Ma per rivivere e reincarnarsi in un corpo le anime devono non cessare di essere e continuare ad essere in qualche luogo dopo la morte. Socrate spiega la teoria della reminiscenza affermando che ricordare significa richiamare alla mente cose già sapute prima. I nostri ricordi si basano su precise leggi dell’associazione: possiamo, vedendo una cosa, ricordarci di un’altra diversa, che di solito vediamo associata a questa per continuità; così come possiamo, vedendo una data cosa, ricordarci di una cosa simile ad essa in virtù di questa associazione di somiglianza. Da ciò si deduce che la reminiscenza può aver luogo sia dai dissimili per associazione di contiguità che dai simili per associazione di somiglianza.
Secondo Socrate nel comparare cose uguali noi scopriamo di avere e usare la conoscenza dell’uguale in sé, l’essenza pura di uguale che i nostri sensi non hanno mai colto perché gli uguali sensibili aspirano ad essere come l’uguale in sé ma rimangono molto inferiori ad esso, sono imperfetti. L’esperienza dell’uguale in sé non ci deriva dalla vita sensibile, quindi questa conoscenza l’abbiamo appresa prima di questa vita. Prima di nascere noi conoscevamo l’uguale in sé, le Idee geometrico-matematiche, le Idee di valori morali ed estetici. Con la nascita l’anima dimentica queste conoscenze che, attraverso la conoscenza sensibile, recuperiamo. Si definisce reminiscenza il recuperare le conoscenze originarie. Tutti gli uomini hanno in sé potenzialmente le conoscenze delle Idee ma non tutti le sanno e le vogliono trarre in atto. Socrate sostiene che se le anime prima di nascere posseggono le conoscenze delle realtà pure, delle Idee, significa che esse preesistono alla nascita. La dottrina della preesistenza dell’anima poggia sulla dottrina delle Idee; successivamente Socrate, attraverso la seconda e la terza prova dell’immortalità dell’anima, dimostra che non soltanto le anime esistono già prima della nascita ma che sono immortali, esistono anche dopo la morte, in questo sono simili alle Idee e agli Dei.
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