
Al centro di questo Nuovo Progetto di convivenza tra individui, etnie, fedi, nazioni ecc., sta lo “spazio dell’incontro”. È lo spazio costituito e regolato dall’intercultura che, procedendo oltre la multiculturalità, vuole venire a costituire un habitus e un habitat di dialogo, di confronto, di reciproca intesa. Ed è uno spazio pedagogico. Per il quale ci si deve formare e che nasce proprio da un impegno educativo nelle diverse comunità (religiose, etniche, nazionali), che devono orientarsi sempre più secondo i fini e i mezzi che tale spazio viene a postulare. Fini e mezzi nuovi che, pertanto, vanno definiti, potenziati e diffusi.
Lo “spazio dell’incontro” è un dispositivo nuovo, in senso storico e culturale, ma anche politico-sociale. Ha bisogno di essere teorizzato con vigore e con efficacia, guardando proprio al suo carattere innovativo e inedito. Ponendo in luce la sua stessa condizione di sfida, di grande sfida del presente e del futuro. Tutto ciò esige uno sforzo attivo proprio da parte delle scienze umane che sole possono illuminare tale dispositivo. A cominciare dall’antropologia culturale, il relativismo, il pluralismo, la non-gerarchizzazione. E per finire la pedagogia, che è chiamata a portare nella società e a edificare nei soggetti quei principi-valori e quella forma mentis che sono a un tempo il motore e il risultato di quello “spazio dell’incontro”.
F. Cambi Incontro e dialogo
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