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GADAMER

Comprendere un testo letterario o un’opera figurativa è per Gadamer entrare in un dialogo di domande e risposte. È un dialogo sul modello socratico, in cui il fruitore si pone in una situazione di piena disponibilità e apertura verso i sensi possibili dell’opera e i sensi possibili delle sue stesse presupposizioni. Davanti ad un’opera d’arte, secondo Gadamer, noi siamo nella situazione ermeneutica di accettare e pretendere che essa abbia qualcosa da dirci, che trasmetta un significato e una verità su noi stessi e sul mondo in cui viviamo.
Il circolo ermeneutico del comprendere sorge per Gadamer nel dialogo con l’opera, dialogo fondato sulla consapevolezza di non sapere e sul voler sapere. Infatti l’avere delle domande da porre all’opera, il rielaborarle alla luce delle domande che l’opera ci pone e delle domande a cui cerca di rispondere permette di arrivare a delle domande nuove, più significative per noi, più pertinenti rispetto all’opera. Questo dialogo è possibile se abbandoniamo ciò che eravamo abituati a considerare ovvio – le opinioni – e se trasformiamo le nostre ipotesi preliminari – i pregiudizi – in domande. Secondo Gadamer, i pregiudizi sono una componente ineliminabile di ogni comprendere, ma vanno assunti criticamente: nel confronto ravvicinato con un’opera possiamo distinguere i pregiudizi legittimi da quelli illegittimi. Infatti, nella situazione ermeneutica, noi poniamo all’opera d’arte sia domande pertinenti e significative (corrispondenti ai nostri pregiudizi legittimi) sia domande arbitrarie e fuorvianti o mal poste (frutto dei pregiudizi illegittimi). È la difficoltà di interpretazione, l’opacità del testo che ci permette di riconoscere i fraintendimenti, le lacune, gli errori della nostra interpretazione: i pregiudizi illegittimi. Infatti, spiega Gadamer, nella situazione ermeneutica la verità “si impone”: ci aiuta a riconoscere e superare le domande arbitrarie o mal poste, le incomprensioni sulle domande che il testo pone. Siamo così costretti a perfezionare e riprogettare più volte la nostra interpretazione, a proporre ipotesi interpretative sempre migliori.
La trasmissione storica e la fusione di orizzonti Nella precomprensione l’opera e i suoi interpreti sono distanti ma non estranei: sono entrambi inseriti in un processo di trasmissione storica che li accomuna, in quanto li precede e li determina. La precomprensione del lettore e il significato dell’opera si costruiscono infatti nella trasmissione storica che li accomuna, in quanto li precede e li determina. La precomprensione del lettore e il significato dell’opera si costruiscono infatti nella trasmissione storica: non esiste, osserva Gadamer, un soggetto, astratto dal contesto storico, che sia neutra recettività; e non esiste un senso in sé dell’opera che l’interprete debba cogliere, dimenticando se stesso e il proprio tempo e trasponendosi nel passato. Per esempio quando nell’adolescenza leggiamo per la prima volta l’Odissea siamo già entrati a contatto con Ulisse e il suo mondo, grazie a quanto ci hanno trasmesso la letteratura per ragazzi, il cinema, i fumetti, i videogiochi, e anche le parole della lingua che parliamo. Queste conoscenze preliminari e inconsapevoli – la precomprensione – vengono selezionate e perfezionate nel lavoro interpretativo, nel dialogo di domande e risposte dell’interpretazione. E a loro volta le diverse interpretazioni e riproposizioni arricchiscono l’opera e ne costituiscono il significato: Ulisse è un eroe della conoscenza grazie all’Inferno di Dante, lo spazio-tempo dell’avventura si contrae e si dilata nella Dublino di James Joice o nei mondi possibili della fantascienza, da Capitan Nemo a Nathan Never.
«La comprensione – scrive Gadamer- non va intesa tanto come un’azione del soggetto, quanto come l’inserirsi nel vivo di un processo di trasmissione storica nel quale passato e presente continuamente si sintetizzano.» Tale sintesi è fusione di orizzonti: è l’integrarsi tra l’orizzonte del presente – il mondo culturale e linguistico dell’interprete – e l’orizzonte del passato, il mondo culturale e linguistico dell’opera. Per Gadamer tale fusione di orizzonti è opera del linguaggio. La mediazione tra il punto di vista del singolo e la tradizione storica a cui appartiene l’opera avviene nel linguaggio, che è l’infinito orizzonte del mondo dell’uomo.
Il linguaggio è il medium della comprensionePer Gadamer la comprensione avviene sempre in forma linguistica, si attua attraverso l’articolarsi del pensiero in parole. Comprendere un testo vuol dire porsi in un dialogo ermeneutico: io interrogo il testo sulle verità che esso propone e il testo, a sua volta, mi pone delle domande, mette alla prova le mie verità, le mie aspettative di senso, le mie conoscenze su ciò di cui parla. Questo reciproco interrogare si attua attraverso il linguaggio: presuppone cioè un linguaggio comune tra fruitore e opera, si sviluppa nel confronto linguistico con il testo, produce un ampliamento del linguaggio. Per esempio , posso dire di aver compreso un testo di Kant quando sono in grado di riesporlo con parole che provengono dalla mia competenza linguistica precedente e dall’arricchimento linguistico e concettuale che mi deriva dallo studio che ho svolto. Perciò il linguaggio è medium, intermediario della comprensione, e rende possibile il superamento dell’alterità nella fusione di orizzonti. La trasmissione storica in cui l’uomo e le sue opere sono inseriti è trasmissione attraverso il linguaggio. Il mondo in cui viviamo e i mondi storici a cui ci accostiamo sono costituiti e trasmessi linguisticamente, così come è costituita linguisticamente la nostra precomprensione, intessuta di concettualizzazioni consapevoli e opinioni assunte in maniera irriflessa dal linguaggio.
Cioffi, Luppi, Guidorelli, Zanette, Bianchi, Agorà

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