Passa ai contenuti principali

Antropologia economica e antropologia politica: origini, sviluppi, correlazioni e differenze

antropologia politica

Introduzione

L’antropologia, fin dalle sue origini, si è interrogata su come le società umane organizzino la propria vita materiale e politica. Due delle sue specializzazioni più importanti sono l’antropologia economica e l’antropologia politica, nate nel Novecento ma con radici più antiche. Entrambe si concentrano sull’analisi dei rapporti sociali, osservando rispettivamente la gestione delle risorse e la gestione del potere, due dimensioni strettamente connesse nella vita delle comunità.


L’antropologia economica

L’antropologia economica studia i modi in cui le diverse società producono, distribuiscono e utilizzano risorse materiali (terra, bestiame, lavoro, acqua, denaro) e simboliche (prestigio, conoscenze, visioni religiose).

Se già gli antropologi evoluzionisti come Morgan e Tylor avevano osservato i sistemi economici delle cosiddette “società primitive”, solo nel XX secolo questa specializzazione si è affermata come disciplina autonoma. I contributi fondamentali provengono da:

  • Bronislaw Malinowski (1884-1942), che nelle isole Trobriand analizzò il circuito economico kula, mostrando come lo scambio non fosse mai puramente utilitaristico ma avesse anche significati sociali e simbolici.

  • Marcel Mauss (1872-1950), che nel Saggio sul dono (1923) mise in evidenza l’importanza delle relazioni di reciprocità, affermando che “il dono non è mai gratuito: esso obbliga chi dà, chi riceve e chi ricambia.”

  • Karl Polanyi (1944), secondo il quale “l’economia è un processo istituito e incorporato nelle relazioni sociali”, in contrasto con la visione economicista che la concepisce come un sistema autonomo.

L’antropologia economica ha quindi il merito di aver mostrato che i rapporti economici non sono separabili dal contesto sociale e culturale in cui prendono forma.


L’antropologia politica

L’antropologia politica si concentra invece sullo studio delle forme di potere, autorità, leadership, rappresentanza e risoluzione dei conflitti. Essa si è sviluppata come disciplina autonoma a partire dagli anni Quaranta del Novecento, con le ricerche di antropologi britannici come Edward E. Evans-Pritchard e Meyer Fortes, che analizzarono i sistemi politici delle società africane.

La sua caratteristica principale è l’approccio relativistico e comparativo, che consente di studiare le forme di organizzazione politica senza assumere come modello esclusivo quello occidentale. Attraverso l’osservazione partecipante e le ricerche sul campo, gli antropologi hanno dimostrato che le società prive di Stato non sono prive di politica, ma organizzano il potere in modi diversi. Come affermava Evans-Pritchard (1940): “La politica nelle società primitive non è meno complessa di quella nelle società moderne, ma segue logiche differenti.”

Un altro contributo decisivo proviene da Georges Balandier (1967), che sottolineava come “non tutte le società possiedono forme di organizzazione politica visibili: ma in tutte si esercita il potere.”


Correlazioni tra antropologia economica e politica

Le due discipline, pur avendo oggetti di studio distinti, sono strettamente connesse. Il controllo delle risorse è infatti alla base dell’esercizio del potere: chi domina i beni materiali o simbolici può influenzare e controllare gli altri membri della comunità.

Questa interdipendenza si traduce in una stretta relazione tra economia e politica: le forme di redistribuzione dei beni coincidono spesso con le forme di legittimazione del potere. In questo senso, l’antropologia mostra come risorse e potere siano due dimensioni inseparabili della vita sociale.


Differenze principali

Nonostante i punti di contatto, l’antropologia economica e l’antropologia politica si distinguono per i rispettivi oggetti e approcci di ricerca.

Tabella comparativa

Aspetto Antropologia economica Antropologia politica
Definizione Studia le modalità di produzione, distribuzione e utilizzo delle risorse materiali e simboliche. Studia le forme di potere, autorità, leadership e organizzazione politica nelle diverse culture.
Origini Radici ottocentesche (Morgan, Tylor), sviluppo autonomo nel Novecento (Malinowski, Mauss, Polanyi). Si afferma dagli anni ’40 con gli studi di Evans-Pritchard e Fortes sui sistemi politici africani.
Oggetto di studio Risorse materiali (terra, acqua, bestiame, denaro) e simboliche (prestigio, saperi, religione). Potere, autorità, rappresentanza, risoluzione dei conflitti, uguaglianza/disuguaglianza.
Metodo Analisi comparativa, studio dei sistemi di scambio e reciprocità. Osservazione partecipante, etnografia, comparazione tra sistemi politici.
Autori principali Malinowski, Mauss, Polanyi. Evans-Pritchard, Fortes, Balandier.
Differenza centrale Si concentra sulla gestione dei beni. Si concentra sulla gestione del potere.

Conclusione

L’antropologia economica e l’antropologia politica rappresentano due campi fondamentali per comprendere la complessità delle società umane. La prima mostra che le pratiche economiche non possono essere isolate dalle relazioni sociali, la seconda rivela che il potere e l’autorità si manifestano in forme diverse da quelle tipiche dello Stato moderno.

Insieme, queste discipline permettono di cogliere la profonda interconnessione tra risorse e potere, mostrando che la distribuzione dei beni e l’organizzazione politica non sono mai neutrali, ma espressione di valori, simboli e rapporti sociali.


Bibliografia

  • Balandier, G. (1967). Anthropologie politique. Paris: PUF.

  • Evans-Pritchard, E. E. (1940). The Nuer: A Description of the Modes of Livelihood and Political Institutions of a Nilotic People. Oxford: Clarendon Press.

  • Fortes, M. & Evans-Pritchard, E. E. (1940). African Political Systems. London: Oxford University Press.

  • Malinowski, B. (1922). Argonauts of the Western Pacific. London: Routledge.

  • Mauss, M. (1923). Essai sur le don. Paris: PUF.

  • Polanyi, K. (1944). The Great Transformation. New York: Farrar & Rinehart.

  • Eriksen, T. H. (2017). What is Anthropology? London: Pluto Press.

  • Godelier, M. (1974). Economia, feticismo e religione nelle società primitive. Torino: Einaudi.


English Translation

Introduction

Anthropology, since its origins, has questioned how human societies organize their material and political life. Two of its most important specializations are economic anthropology and political anthropology, both of which emerged in the twentieth century but with older roots. Both focus on the analysis of social relations, observing respectively the management of resources and the management of power, two dimensions closely connected in the life of communities.


Economic Anthropology

Economic anthropology studies the ways in which different societies produce, distribute, and use material resources (land, livestock, labor, water, money) and symbolic ones (prestige, knowledge, religious visions).

Although evolutionary anthropologists such as Morgan and Tylor had already observed the economic systems of so-called “primitive societies,” this specialization only developed as an autonomous discipline in the twentieth century. Key contributions come from:

  • Bronislaw Malinowski (1884–1942), who studied the kula exchange system in the Trobriand Islands, showing how exchange was never purely utilitarian but carried social and symbolic meanings.

  • Marcel Mauss (1872–1950), who in The Gift (1923) highlighted the importance of reciprocity relations, stating that “the gift is never free: it obliges the giver, the receiver, and the returner.”

  • Karl Polanyi (1944), who argued that “the economy is an instituted process embedded in social relations,” in contrast to the economistic view that sees it as an autonomous system.

Thus, economic anthropology has shown that economic relations cannot be separated from the social and cultural contexts in which they take shape.


Political Anthropology

Political anthropology, on the other hand, focuses on the study of forms of power, authority, leadership, representation, and conflict resolution. It developed as an autonomous discipline from the 1940s onward, thanks to the research of British anthropologists such as Edward E. Evans-Pritchard and Meyer Fortes, who analyzed the political systems of African societies.

Its main feature is a relativistic and comparative approach, which allows the study of political organization without assuming Western models as universal. Through participant observation and fieldwork, anthropologists have demonstrated that stateless societies are not devoid of politics but organize power in different ways. As Evans-Pritchard (1940) noted: “Politics in primitive societies is no less complex than in modern societies, but follows different logics.”

Another crucial contribution comes from Georges Balandier (1967), who stressed that “not all societies possess visible forms of political organization: but in all, power is exercised.”


Correlations between Economic and Political Anthropology

Although they have distinct objects of study, the two disciplines are closely related. Control of resources is in fact the basis of the exercise of power: those who dominate material or symbolic goods can influence and control other members of the community.

This interdependence translates into a close relationship between economy and politics: forms of redistribution of goods often coincide with forms of legitimation of power. In this sense, anthropology shows that resources and power are inseparable dimensions of social life.


Main Differences

Despite their connections, economic and political anthropology differ in their objects and approaches to research.

Comparative Table

Aspect Economic Anthropology Political Anthropology
Definition Studies the production, distribution, and use of material and symbolic resources. Studies forms of power, authority, leadership, and political organization in different cultures.
Origins Roots in the 19th century (Morgan, Tylor); autonomous development in the 20th century (Malinowski, Mauss, Polanyi). Emerged in the 1940s with Evans-Pritchard and Fortes’ studies on African political systems.
Object of study Material resources (land, water, livestock, money) and symbolic ones (prestige, knowledge, religion). Power, authority, representation, conflict resolution, equality/inequality.
Method Comparative analysis, study of exchange and reciprocity systems. Participant observation, ethnography, cross-cultural comparison.
Key Authors Malinowski, Mauss, Polanyi. Evans-Pritchard, Fortes, Balandier.
Main difference Focuses on the management of goods. Focuses on the management of power.

Conclusion

Economic anthropology and political anthropology are two key fields for understanding the complexity of human societies. The former shows that economic practices cannot be isolated from social relations, while the latter reveals that power and authority manifest themselves in diverse forms beyond the modern state.

Together, these disciplines highlight the deep interconnection between resources and power, showing that the distribution of goods and political organization are never neutral, but expressions of values, symbols, and social relations.


Bibliography

  • Balandier, G. (1967). Anthropologie politique. Paris: PUF.

  • Evans-Pritchard, E. E. (1940). The Nuer: A Description of the Modes of Livelihood and Political Institutions of a Nilotic People. Oxford: Clarendon Press.

  • Fortes, M. & Evans-Pritchard, E. E. (1940). African Political Systems. London: Oxford University Press.

  • Malinowski, B. (1922). Argonauts of the Western Pacific. London: Routledge.

  • Mauss, M. (1923). Essai sur le don. Paris: PUF.

  • Polanyi, K. (1944). The Great Transformation. New York: Farrar & Rinehart.

  • Eriksen, T. H. (2017). What is Anthropology? London: Pluto Press.

  • Godelier, M. (1974). Economia, feticismo e religione nelle società primitive. Torino: Einaudi.


Commenti

Post popolari in questo blog

DURKHEIM: SOLIDARIETA' MECCANICA E SOLIDARIETA' ORGANICA

 La società preindustriale Osservando le trasformazioni avvenute nelle società europee con l’industrializzazione, egli nota che le forze di coesione sociale sono almeno di due tipi. Nella società preindustriale, le persone vivevano in gruppi relativamente piccoli e  indipendenti gli uni dagli altri (per esempio in fattorie o in villaggi sparsi su un territorio molto vasto), nei quali venivano svolte tutte le funzioni indispensabili alla conservazione di quella stessa società: la produzione di cibo e di ogni bene necessario alla sopravvivenza, la generazione e l’allevamento della prole, la trasmissione di quei valori e di quel sapere che permettono a ogni membro di diventare parte integrante della collettività e così via. Le attività umane non erano altamente specializzate, ma tutti sapevano destreggiarsi in mansioni diverse, anche se non con l’abilità degli specialisti. In un contesto simile, il legame interpersonale che s’instaurava tra i membri di una collettività era un “le...

STIMOLI-MEZZO

Tra gli esempi che Vygotskij fa per illustrare il concetto di stimolo-mezzo ricordiamo quello dell’asino di Buridano e quello del nodo al fazzoletto. Nel primo esempio, di fronte a due sacchi uguali pieni di fieno, uno a sinistra e uno a destra, l’asino non sa scegliere, benché affamato, e muore di inedia. I due stimoli equivalenti (i due sacchi) producono due reazioni «uguali ma di direzione contraria» e il comportamento dell’animale viene inibito. Un uomo, invece, potrebbe lanciare una monetina e scegliere tra i due stimoli in base al risultato del lancio. L’uomo «crea» di sua iniziativa uno stimolo di cui si avvale (per cui esso è un mezzo, uno strumento) per istaurare un nuovo rapporto stimolo-risposta e consentire lo svolgimento del comportamento in una direzione diversa. Nell’esempio del nodo al fazzoletto, se una persona deve ricordarsi di seguire una determinata risposta (conseguentemente ad uno stimolo ricevuto in precedenza, ad esempio la consegna: «Quando esci, compra il lat...

Feuerbach: Il rovesciamento dei rapporti di predicazione

La filosofia di Feuerbach, che muove dall'esigenza di cogliere l'uomo e la realtà nella loro concretezza, ha come presupposto teorico e  metodologico una critica radicale della maniera idealistico-religiosa di rapportarsi al mondo. Maniera che, secondo Feuerbach, consiste sostanzialmente in uno stravolgimento dei rapporti reali fra soggetto e predicato, concreto e astratto. Ad esempio, mentre nella realtà effettiva delle cose l'essere si configura come il soggetto originario di cui il pensiero è il predicato, cioè l'attributo o l'effetto, nell'idealismo il pensiero si configura come soggetto originario, di cui l'essere è il predicato, cioè l'attributo o l'effetto. [...] Detto in altre parole ancora, l'idealismo offre una visione rovesciata delle cose, in cui ciò che viene realmente prima (il concreto, la causa) figura come ciò che viene dopo, e ciò che viene realmente dopo (l'astratto, l'effetto) figura come ciò che viene prima: Il ...

KIERKEGAARD E LE SUE MASCHERE

Kierkegaard pubblicò quasi tutte le sue opere più importanti mascherando il proprio nome dietro uno pseudonimo. Eccone alcuni esempi: Victor Eremita (Aut-Aut), Johannes de Silentio (Timore e tremore), Johannes Haufniensis (Il concetto dell’angoscia), Hilarius il Rilegatore (stadi sul cammino della vita), Anti-Climacus (La malattia mortale). Firmò invece con il suo nome tanti discorsi edificanti, dedicati alla meditazione religiosa. Egli, infatti, oscillò per tutta la vita tra la vocazione pastorale e quella letterario-filosofica. Gli pseudonimi, al di là dell’artificio letterario, hanno una precisa funzione filosofica: essi rappresentano il tentativo di parlare “dall’interno” delle varie possibilità esistenziali, cioè identificandosi completamente con esse. Kierkegaard era infatti critico nei confronti del pensiero astratto caro all’idealismo e fautore di un pensiero “concreto”, cioè un pensiero «nel quale c’è un soggetto pensante». Al “pensatore oggettivo” di stampo hegeliano egli con...

SCHEMA CORPOREO

Schema corporeo a livello verbale A quattro anni il bambino , su comando, tocca almeno 10 parti del proprio corpo, distingue le posizioni corporee semplici come seduto, in piedi …; riconosce se stesso e i famigliari in una foto. A cinque anni denomina su di sé e su un compagno, sia in posizione verticale che orizzontale: fronte, mento, guancia, labbra, orecchie, naso, capelli, ventre, piede, mano. A sei anni denomina anche: collo, dorso, spalle, unghie, ginocchia, talloni; imita e denomina posizioni simmetriche e asimmetriche senza tener conto della specularità. Schema corporeo a livello grafico Il disegno della figura umana dimostra non solo la capacità motoria e di espressione grafica, ma le conoscenze che il bambino possiede intorno al proprio corpo, poiché disegna ciò che sa e non ciò che vede. A quattro anni disegna un tondo per la testa, spesso occhi e bocca, le gambe e le braccia di regola escono dalla testa: il tronco è quasi sempre ignorato. Il risultato grafico può essere ...

DEWEY: COME PENSIAMO (1910)

L’opera si interroga su «cosa è il pensiero» e risponde che è relativo alle cose non direttamente percepite, è «riflessivo», è legato alla «credenza» e si caratterizza come indagine, come passaggio dal problema alla soluzione, attraverso un percorso di ipotesi, rigorizzazione e verifica, che implica la guida della logica. Così pensare è oltrepassare l’osservato e pensare il significato, dando capo ad una procedura, appunto, riflessiva. Ma la riflessione nasce dall’incertezza, postula uno scopo, si modella sull’indagine. A tale modello di pensiero riflesso deve coordinarsi l’educazione, poiché favorisce l’uso consapevole, inventivo, progettuale del pensiero e dà valore all’esperienza, la orienta, le impone un fine. Così bisogna educare il pensiero, in modo da opporlo alle superstizioni, agli idola, al dogmatismo e a favorire il suo uso corretto. Ciò deve avvenire attingendo alle risorse native del soggetto (curiosità, suggestione, ordine), ma dando al pensiero stesso metodo e condizioni...