
Chi è, allora, l’oltreuomo? Non certamente un essere di razza superiore, e neppure – secondo una scorretta interpretazione politica degli anni del nazismo – un uomo appartenente ad una élite. Egli è un uomo “oltre” l’uomo, oltre «l’ultimo uomo» ancora incapace di una vera libertà, e, dunque, una figura che in un certo senso si proietta nel futuro (come lascia intendere il prefisso tedesco über-, “oltre”, appunto, di Übermensch).
L’oltreuomo è un altro essere, un uomo “nuovo”, che è in grado di sopportare le implicazioni terribili della morte di Dio, di riconoscere e accettare il crollo di ogni principio assoluto e di ogni certezza. Egli è un essere libero, che agisce trovando in se stesso le ragioni e le risorse per condurre la propria vita. L’oltreuomo, in definitiva, è colui che è capace di reggere la visione di un mondo da cui tutti gli dei sono stati cacciati (un mondo “divinizzato”), che non solo si è liberato dai condizionamenti esterni e da ogni consolazione dottrinale, ma che ha detto sì alla vita e ha accettato fino in fondo la condizione tragica e dionisiaca dell’esistenza.
Il suo avvento viene annunciato dal profeta Zarathustra, che indica l’ora della sua venuta come quella del “meriggo”, l’istante senza ombre, ed egli è simbolicamente raffigurato come un fanciullo ridente, circondato di luce. Tale immagine indica la sua natura gioiosa e libera: l’oltreuomo, infatti, ha giurato fedeltà non a Dio, ma alla “terra”, e sa godere del corpo, della vita e dei suoi valori, senza farsi umiliare e frenare dal senso di colpa e dalla voce della coscienza. Quest’ultima è l’esito della lunga storia di repressione a cui l’uomo è stato sottoposto e non rappresenta nulla di originario o di genuino. L’oltreuomo ha ritrovato la sua innocenza e pertanto può ridere e danzare, di fronte e “oltre” l’abisso del nichilismo.
D. Massaro Il pensiero che conta
L’oltreuomo è un altro essere, un uomo “nuovo”, che è in grado di sopportare le implicazioni terribili della morte di Dio, di riconoscere e accettare il crollo di ogni principio assoluto e di ogni certezza. Egli è un essere libero, che agisce trovando in se stesso le ragioni e le risorse per condurre la propria vita. L’oltreuomo, in definitiva, è colui che è capace di reggere la visione di un mondo da cui tutti gli dei sono stati cacciati (un mondo “divinizzato”), che non solo si è liberato dai condizionamenti esterni e da ogni consolazione dottrinale, ma che ha detto sì alla vita e ha accettato fino in fondo la condizione tragica e dionisiaca dell’esistenza.
Il suo avvento viene annunciato dal profeta Zarathustra, che indica l’ora della sua venuta come quella del “meriggo”, l’istante senza ombre, ed egli è simbolicamente raffigurato come un fanciullo ridente, circondato di luce. Tale immagine indica la sua natura gioiosa e libera: l’oltreuomo, infatti, ha giurato fedeltà non a Dio, ma alla “terra”, e sa godere del corpo, della vita e dei suoi valori, senza farsi umiliare e frenare dal senso di colpa e dalla voce della coscienza. Quest’ultima è l’esito della lunga storia di repressione a cui l’uomo è stato sottoposto e non rappresenta nulla di originario o di genuino. L’oltreuomo ha ritrovato la sua innocenza e pertanto può ridere e danzare, di fronte e “oltre” l’abisso del nichilismo.
D. Massaro Il pensiero che conta
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