NAZISMO, COMUNISMO, FASCISMO
Sul piano formale gli esempi e i modelli di stato totalitario ai quali Hitler poteva ispirarsi erano almeno due: l’Unione Sovietica e l’Italia fascista. Rispetto alla Russia tuttavia le condizioni erano completamente diverse. La dittatura del partito bolscevico si era imposta nel crollo totale non solo degli apparati dello stato, ma della società civile, travolta dallo sforzo bellico. Il partito era diventato veramente il fulcro del nuovo stato, aveva dato i quadri alla nuova burocrazia, rifondato l’esercito, costituito le pur esili strutture di una elementare società civile. Nel rivolgimento radicale, nessuna istituzione tradizionale aveva conservato un minimo di autonomia e di potere: la monarchia era distrutta, l’aristocrazia eliminata o emigrata, l’esercito dissolto; la classe politica liberale, populista e socialdemocratica, senza tradizioni e radici nelle masse popolari, discreditata dal fallimento delle prime esperienze di governo e dal disegno di continuare la guerra, era stata facilmente dispersa ed anche fisicamente distrutta dalla dittatura bolscevica. Soltanto la chiesa ortodossa conservava probabilmente una notevole influenza soprattutto nelle campagne ma, coinvolta istituzionalmente nel crollo del vecchio regime, non aveva alcun peso politico. L’identificazione del partito col nuovo stato divenne quindi totale. Queste origini possono contribuire a spiegare l’indiscusso primato del partito nella storia dell’Unione Sovietica e l’esaltazione e il culto di esso così a lungo perdurati anche nelle ideologie dei partiti comunisti occidentali.
Il regime a partito unico in Italia poggiava su altri fondamenti. Innanzitutto non nasceva da un rivolgimento radicale. Quando Mussolini venne chiamato al governo dopo la marcia su Roma, alla guida di una coalizione che aveva una maggioranza parlamentare, tutte le vecchie istituzioni sopravvivevano: la monarchia innanzitutto, il parlamento, l’esercito, i partiti, la chiesa.
Pasquale Villani L'età contemporanea
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