Tutto ciò renderà ancora più evidente quello che David Lyon ha definito «il paradosso della sorveglianza», consistente nel fatto che quest’ultima «rappresenta contemporaneamente un mezzo di controllo sociale e un metodo per assicurare il rispetto dei diritti dei cittadini» (1997, p. 307). D’altronde, oggi, in una società che obbliga gli individui al «contatto permanente» (Katz e Aakhus 2002), chiunque può essere intercettato, ascoltato, svelato. E non è soltanto lo Stato a tenere sotto controllo i messaggi circolanti nel sistema sociale. Nel 1997, una ricerca dell’ American Management Association ha dimostrato che negli Stati Uniti due grandi aziende su tre spiano i messaggi circolanti via e-mail dei propri dipendenti. La stessa cosa viene fatta su Internet attraverso i cookies, i quali, grazie alla particolare architettura aperta del Web, consentono di controllare i comportamenti degli utilizzatori. Ma oggi gli individui lasciano ovunque numerose tracce del loro passaggio, creando ampi spazi di azione per chi abbia intenzioni disoneste. Negli Stati Uniti, una sola società. La Acxiom Corporation di Conway, ha una banca dati contenente le registrazioni dei comportamenti del 95 per cento delle famiglie americane. Gesti semplicissimi e quotidiani come usare la carta di credito o il cellulare danno vita a registrazioni elettroniche che permettono di ricostruire i comportamenti e i gusti individuali. Non c’è insomma strumento che non si trasformi in un messaggio sull’identità di chi lo utilizza. E questi rischi cresceranno man mano che crescerà il numero dei prodotti in vendita con le cosiddette «etichette intelligenti», ovvero i chip RFID (Radio Frequency Identificatio), i quali sono in grado di trasmettere via radio a uno speciale lettore informazioni di varia natura sugli oggetti che li ospitano e sulle persone che li portano addosso.
La casa discografica Sony Bmg è stata costretta da un giudice del Texas a ritirare dal mercato oltre 4 milioni di compact disc contenenti un software informatico il quale, ufficialmente creato per impedire di duplicare il disco, in realtà si installava nel computer all’insaputa dell’acquirente e trasmetteva alla casa discografica informazioni preziose sulle abitudini del consumatore (Assante 2006). E se, in questo caso, il trucco è stato scoperto da un abile programmatore, molti altri dispositivi di questo tipo sono presenti all’interno dei prodotti che noi compriamo. Basti pensare ai telefoni cellulari la cui tecnologia rende ormai possibile la localizzazione dell’utente.
Vanni Codeluppi La vetrinizzazione sociale
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