Oggi non possiamo più parlare di lezione in senso generale e univoco, bisogna parlare di tipi di lezione, mantenendo per la lezione stessa in generale una definizione che ne sottolinea l’aspetto di trasmissione del sapere, ora in forma locale, ora in forma generale, ora in modo passivo, ora in modo più attivo. Se dovessimo fissare una tipologia, potremmo indicare:
1) la lezione propedeutica o di sintesi, che annuncia o riassume aspetti organico-sistematici di un sapere, offre quadri di sintesi, coordinate di organizzazione, ecc.: è estremamente importante per impostare o chiudere un lavoro, per fungere da sfondo e da orientatore di una porzione del lavoro scolastico. Tale è una lezione sulla collocazione storica o il significato teorico di Galilei o di Kant o di Nietzsche, per esempio, oppure sul mutamento di paradigma della razionalità nella filosofia classica tedesca, sulla funzione dello scetticismo nel pensiero antico, moderno, contemporaneo, sulla “rivoluzione” filosofica del marxismo, della psicoanalisi: si tratta di una lezione che si colloca “a monte” o “a valle” di un itinerario di ricerca, che anche lo accompagna, ma che non può essere in alcun modo soppressa, sia essa assegnata all’esposizione dell’insegnante, alla lettura di un testo critico, alla discussione guidata;
2) la lezione esposizione, che trasmette conoscenze, che parafrasa o supporta materiale, che comunque si vincola a contenuti-di-sapere, li organizza e li trasmette secondo un ordine che ne permette la comprensione e la memorizzazione; è questo l’aspetto più tradizionale della lezione, su cui oggi insiste anche il cognitivismo, con i suoi richiami alle strutture di un sapere e all’organizzazione logica del curriculum; si pensi a Bruner, si pensi a Schwab: l’itinerario didattico a cui essi guardano (soprattutto per le scienze) fa capo a una lezione di questo tipo, sia pure raccordata ai contenuti logico-sistematici di un sapere, da un lato, e ai processi di apprendimento, dall’altro;
3) la lezione-elaborazione, che è interna all’attività di ricerca e vi si pone come momento di correlazione, di chiarificazione, di integrazione, di riflessione e come tale si pone oltre la semplice trasmissione; essa può essere attuata o dal docente o dai discenti o da entrambi, secondo un piano programmato, o come pausa di riflessione durante un’attività di ricerca, che però si caratterizza come ricerca collettiva, unitaria, di approfondimento storico, epistemologico o interdisciplinare o altro, come una tappa, appunto, di elaborazione: è un tipo di lezione che la didattica contemporanea è venuta sempre più valorizzando e indicando come centrale nel lavoro scolastico, in quanto ne integra e raccorda, ne sviluppa e affina i diversi strumenti e momenti, che si collocano molto spesso al di fuori della pratica della lezione.
F. Cambi Insegnare e apprendere la filosofia
1) la lezione propedeutica o di sintesi, che annuncia o riassume aspetti organico-sistematici di un sapere, offre quadri di sintesi, coordinate di organizzazione, ecc.: è estremamente importante per impostare o chiudere un lavoro, per fungere da sfondo e da orientatore di una porzione del lavoro scolastico. Tale è una lezione sulla collocazione storica o il significato teorico di Galilei o di Kant o di Nietzsche, per esempio, oppure sul mutamento di paradigma della razionalità nella filosofia classica tedesca, sulla funzione dello scetticismo nel pensiero antico, moderno, contemporaneo, sulla “rivoluzione” filosofica del marxismo, della psicoanalisi: si tratta di una lezione che si colloca “a monte” o “a valle” di un itinerario di ricerca, che anche lo accompagna, ma che non può essere in alcun modo soppressa, sia essa assegnata all’esposizione dell’insegnante, alla lettura di un testo critico, alla discussione guidata;
2) la lezione esposizione, che trasmette conoscenze, che parafrasa o supporta materiale, che comunque si vincola a contenuti-di-sapere, li organizza e li trasmette secondo un ordine che ne permette la comprensione e la memorizzazione; è questo l’aspetto più tradizionale della lezione, su cui oggi insiste anche il cognitivismo, con i suoi richiami alle strutture di un sapere e all’organizzazione logica del curriculum; si pensi a Bruner, si pensi a Schwab: l’itinerario didattico a cui essi guardano (soprattutto per le scienze) fa capo a una lezione di questo tipo, sia pure raccordata ai contenuti logico-sistematici di un sapere, da un lato, e ai processi di apprendimento, dall’altro;
3) la lezione-elaborazione, che è interna all’attività di ricerca e vi si pone come momento di correlazione, di chiarificazione, di integrazione, di riflessione e come tale si pone oltre la semplice trasmissione; essa può essere attuata o dal docente o dai discenti o da entrambi, secondo un piano programmato, o come pausa di riflessione durante un’attività di ricerca, che però si caratterizza come ricerca collettiva, unitaria, di approfondimento storico, epistemologico o interdisciplinare o altro, come una tappa, appunto, di elaborazione: è un tipo di lezione che la didattica contemporanea è venuta sempre più valorizzando e indicando come centrale nel lavoro scolastico, in quanto ne integra e raccorda, ne sviluppa e affina i diversi strumenti e momenti, che si collocano molto spesso al di fuori della pratica della lezione.
F. Cambi Insegnare e apprendere la filosofia
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