Negli anni immediatamente successivi alla pubblicazione delle prime due sezioni di Essere e tempo, Heidegger si trova di fronte ai problemi che ha indicato, come si è visto, nel paragrafo conclusivo di quell’opera, e che condizionano le possibilità di sviluppo del discorso là cominciato. Nella Lettera sull’umanismo, del 1947, egli dirà che Essere e tempo non ha potuto arrivare fino in fondo al discorso intrapreso perché è venuto meno il l
inguaggio, ancora troppo condizionato dalla «metafisica». Comunque si voglia valutare quest’affermazione, che è di venti anni successiva a Essere e tempo, è chiaro però che fin dalle prime pagine di quest’opera Heidegger mostra di intendere la propria ricerca come problematizzazione delle basi stesse della filosofia occidentale. Essere e tempo, come ormai sappiamo, muove dalla costatazione che l’essere, nella tradizione filosofica europea, viene pensato sul modello della semplice-presenza. Ma la presenza è solo una delle dimensioni del tempo: si tratta allora di mettere in chiaro il fondamento della metafisica (intesa, per ora, come quella dottrina dell’essere che si ritrova, sostanzialmente identica, al fondo di tutto il pensiero europeo), analizzando il rapporto essere-tempo. Questo rapporto, di fatto, non è più tematicamente discusso in Essere e tempo, perché l’opera si ferma prima; però è stato raggiunto almeno il risultato di mettere in luce la connessione peculiare che lega l’essere – come apparire dell’ente nel mondo – all’esserci; e il carattere costitutivamente temporale e storico dell’esserci.
Tuttavia, anche proprio in base alle pagine di Essere e tempo sulla temporalità e storicità dell’esserci, il «fatto» da cui Essere e tempo muove, cioè la tendenza, che si afferma in tutta la tradizione filosofica occidentale, a pensare l’essere sul modello della semplice-presenza, non è un accidente che si possa metter da parte con una semplice mossa teorica; Heidegger avverte personalmente, nella difficoltà di proseguire la propria ricerca, i pesanti condizionamenti esercitati su di lui da tutta una tradizione di pensiero cristallizzata nel linguaggio filosofico di cui si trova a disporre.G. Vattimo Introduzione a Heidegger

Tuttavia, anche proprio in base alle pagine di Essere e tempo sulla temporalità e storicità dell’esserci, il «fatto» da cui Essere e tempo muove, cioè la tendenza, che si afferma in tutta la tradizione filosofica occidentale, a pensare l’essere sul modello della semplice-presenza, non è un accidente che si possa metter da parte con una semplice mossa teorica; Heidegger avverte personalmente, nella difficoltà di proseguire la propria ricerca, i pesanti condizionamenti esercitati su di lui da tutta una tradizione di pensiero cristallizzata nel linguaggio filosofico di cui si trova a disporre.G. Vattimo Introduzione a Heidegger
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