Da DIDATTICA PAZZA |
Sul piano militare la Resistenza italiana si strutturò in formazioni partigiane – bande, brigate, e poi divisioni - , motivate da un profondo sentimento antifascista e spesso omogenee dal punto di vista politico, come quelle Garibaldi, di orientamento comunista (le più numerose ed attive) quelle di Giustizia e libertà, legate al Partito d’azione, le Matteotti, di ispirazione socialista, e le Fiamme verdi, democratico-cristiane.
Per rafforzare il movimento alla metà del 1944 venne costituito un comando generale del Corpo volontari della libertà (CVL), designato dal comitato di liberazione nazionale per l’alta Italia (CLNAI) e diretto dal generale Raffaele Cadorna, affiancato da due esponenti delle formazioni più forti, il comunista Luigi Longo e l’azionista Ferruccio Parri.
I partigiani italiani erano al momento della liberazione finale circa 250000, e quindi la «partigiania» fu un movimento di minoranze, che ebbe però la simpatia di larga parte delle popolazioni. […] L’atto finale della Resistenza fu l’insurrezione generale dell’Italia settentrionale iniziata il 25 aprile 1945, che liberò le città del nord prima dell’arrivo delle forze alleate e impedì la distruzione degli impianti industriali. Il 29 aprile avvenne la capitolazione delle forze tedesche e fasciste. I maggiori gerarchi, fatti prigionieri durante la fuga, furono giustiziati dai partigiani sulle rive del lago di Como, e lo stesso Mussolini, catturato a Dongo, venne passato per le armi.
La Resistenza costituì, con i suoi sacrifici e i suoi lutti, un momento essenziale nella storia del nostro paese, perché essa diede un contributo di grande rilievo alla maturazione civile e politica degli italiani e fu il punto d’arrivo della nuova Italia democratica.
Franco Della Peruta Il Novecento
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