"Essere cosciente" è innanzitutto un termine puramente descrittivo che si riferisce alla percezione più immediata e sicura. L'esperienza ci mostra poi che un elemento psichico, ad esempio una rappresentazione, di solito non è a lungo cosciente. Piuttosto, è tipico che lo stato di coscienza venga superato velocemente; la rappresentazione che ora è cosciente non lo è più nel momento successivo, e può diventarlo nuovamente solo a certe condizioni facilmente realizzabili. Non sappiamo dire cosa sia stata nel frattempo, possiamo dire che è diventata latente, e intendiamo con ciò che essa è stata in ogni momento capace di diventare cosciente. Anche dicendo che è diventata inconscia, abbiamo fornito una descrizione corretta. Questo inconscio coincide allora con ciò che è latente e capace di diventare cosciente. I filosofi potrebbero obiettare: «No, il termine inconscio non può essere usato in questo caso, finché la rappresentazione è stata allo stato di latenza non era nulla di psichico». Se replicassimo già a questo punto, ci troveremmo in una discussione terminologica dalla quale nessuno uscirebbe vincitore.
Siamo invece giunti al termine o concetto di inconscio per un'altra strada, attraverso l'elaborazione di esperienze nelle quali prende parte la dinamica psichica. Abbiamo appreso, cioè dobbiamo ammettere, che esistono processi psichici o rappresentazioni molto forti – qui per la prima volta si prende in considerazione un fattore quantitativo e dunque economico -, le quali possono produrre nella vita psichica tutti gli effetti che producono le comuni rappresentazioni, anche quegli effetti che, a loro volta, possono diventare coscienti come rappresentazioni, pur se le rappresentazioni che li producono non sono coscienti. Non è necessario ripetere qui in maniera dettagliata ciò che è stato già spesso descritto. Sul punto è sufficiente dire che la teoria psicoanalitica ritiene che tali rappresentazioni non possano essere coscienti, poiché una certa forza si oppone alla possibilità che diventino coscienti, e che altrimenti si vedrebbe quanto poco esse si differenziano dagli altri elementi psichici riconosciuti come tali. Questa teoria diventa inconfutabile per il fatto che la tecnica psicoanalitica possiede mezzi con i quali si può vincere la forza che si oppone e rendere coscienti le rappresentazioni in questione. Chiamiamo rimozione lo stato nel quale si trovano queste rappresentazioni prima di divenire coscienti e riteniamo che la forza che ha causato e ha mantenuto la rimozione sarà sentita, nel corso del lavoro psicoanalitico, come resistenza.
S. Freud L'io e l'Es
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