Bisogna anzitutto riconoscere che non possiamo concedere al nulla la proprietà di nullificarsi. Perché, quantunque il verbo nullificarsi sia stato formulato per togliere al nulla la benché minima sembianza d’essere, bisogna ammettere che solo l’essere può nullificarsi, perché,comunque, per nullificarsi bisogna essere. Ora il nulla non è. Se possiamo parlarne, è perché possiede un’apparenza d’essere, un essere prestato, l’abbiamo già visto sopra. Il nulla non è, il nulla è stato;il nulla non si nullifica, è nullificato. Rimane dunque che deve esistere un essere – che non sarà l’in sé – e che ha la proprietà di nullificare il nulla, di sostenerlo con il suo essere, di puntellarlo continuamente con la sua esistenza, un essere per cui il nulla viene portato alle cose. Ma come deve essere questo essere in rapporto al nulla, perché il nulla venga alle cose per mezzo di esso? Bisogna osservare subito che l’essere considerato non può essere passivo in rapporto al nulla, non può riceverlo; il nulla non potrebbe capitare a questo essere, se non per mezzo di un altro essere, il che ci rimanderebbe all’infinito. Ma, d’altra parte, l’essere per cui il nulla viene al mondo non può produrre il nulla, restando indifferente a questa produzione, come la causa stoica produce i suoi effetti senza alterarsi: è inconcepibile che un essere, che è piena positività, mantenga e crei al di fuori di sé un nulla d’essere trascendente, perché non c’è niente nell’essere, per cui l’essere possa superasi nel non-essere. L’essere per cui il nulla arriva al mondo deve nullificare il nulla nel suo essere, e correrebbe ancora il rischio di porre il nulla come un trascendente proprio nell’intimo dell’immanenza, se non nullificasse il nulla nel suo essere, nei riguardi del suo essere. L’essere per cui il nulla si produce nel mondo è un essere nel quale, nel suo essere, si fa questione del nulla del suo essere: l’essere per cui il nulla viene al mondo deve essere il suo nulla. E con questo bisogna intendere no un atto nullificatore, che richiederebbe a sua volta un fondamento dell’essere, ma una caratteristica ontologica d’essere richiesto. Rimane da sapere in quale delicata e squisita zona d’essere incontreremo l’essere che è il suo nulla.
J. P. Sarte L’essere e il nulla
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